Quelli di Piazzapulita si erano messi in fila e sullo scontrino era uscito il numero diciassette. Sì, i diciassettesimi ad intervistare Rocco Casalino, in coda – forse – ad una mega-maratona televisiva legata alla promozione della sua autobiografia.
I rischi di un insostenibile déjà-vu c’erano tutti. In fondo, cos’altro puoi chiedere ad uno che da quasi due settimane sta raccontando in lungo e largo i due anni e mezzo passati al fianco dell’ex premier Conte? Corrado Formigli evidentemente conosceva i punti deboli dell’ospitata e ha messo in scena un duello senza esclusione di colpi.
Pronti via e sono subito scintille. Il padrone di casa dà del tu all’interlocutore (“ce lo diamo in privato…”), sorride, quasi a rendere meno dolorosi i morsi che puntualmente arrivano. “Sai qual è il messaggio più frequente che mi hai mandato in questi anni?”, provoca Formigli. “Era ‘no caro’, per tutte le volte che non ci mandavi gli ospiti, quasi sempre. Non ci hai mai mandato Conte, ci hai mandato rarissimamente Di Maio…”.
Il match è avvincente perché si percepisce una reale tensione. Martedì scorso, ad esempio, nel caso dell’incursione a Fuori dal Coro, il castello era crollato nel momento in cui Mario Giordano aveva proposto a Rocco di lasciare un autografo su uno dei tanti cartonati che lo raffiguravano.
Piazzapulita compie inoltre il vero miracolo della serata: fornire dei titoli. E qui si torna al punto di partenza: cosa poteva regalare Casalino più di quanto avesse già fatto nel suo lungo tour?
La risposta è nello svelamento da parte di Casalino della strategia di selezione dei talk a cui far partecipare i grillini: “Decidevo in base agli ascolti. Se facevi 10 milioni di spettatori te li avrei mandati tutte le settimane. Poi conta pure il giorno: il lunedì è più utile del giovedì perché c’è molto più da comunicare”.
Formigli incassa e rilancia: “Ti ho sentito dire che consigliavi ai tuoi di andare nei programmi più tosti perché ne uscivano meglio. Te lo domando perché non mi pare che con me abbia applicato questa regola”. Ma il capolavoro si realizza quando l’ex portavoce confida di essere il responsabile della frase che più di tutte ha condannato i Cinque Stelle sul fronte mediatico: “La frase ‘abbiamo abolito la povertà’ è stata un errore mio, andava detta meglio”. Bingo.
La chiusura è tutta per Nicola Zingaretti: “Il tweet sulla D’Urso? Trovo ingiusto che ci sia questo attacco”, confessa Casalino. Formigli, manco a dirlo, si inserisce e azzanna: “Ce li hai mandati tutti dalla D’Urso, da noi mai, ma dalla D’Urso tutti…”. E’ l’ultimo atto del match che Rocco sembra aver patito: “Hai approfittato di questa situazione per toglierti tutti i sassolini”.
Resa dei conti o meno, a casa non ci si è annoiati. E dopo diciassette repliche non era affatto scontato.