Marco Maisano a Blogo: “Piacere Maisano, un approfondimento leggero sul Coronavirus”
Marco Maisano torna su Tv8 per raccontare l’emergenza Coronavirus. Intervista.
Marco Maisano torna su Tv8, stavolta per raccontare l’emergenza Coronavirus. Piacere Maisano, in onda dal 25 febbraio in seconda serata su Tv8, offrirà uno punto di vista leggero ma non superficiale sulla più grande crisi umanitaria dal Dopoguerra. Il programma sarebbe dovuto tornare ad aprile con le puntate della seconda stagione, invece l’attuale situazione ha scombinato i piani e rimesso in moto l’ex iena. “Tutto il resto è diventato meno importante. Questa emergenza necessita di un racconto approfondito. Così abbiamo messo da parte tutto quello fatto finora per fare spazio all’approfondimento sul Coronavirus“, ci racconta Maisano.
In quanto tempo avete messo in piedi questo speciale?
“Diciamo in due settimane, ma ci stiamo ancora lavorando. E’ stata una vera rincorsa”.
La prima puntata di quattro sarà dedicata agli ospedali in prima linea.
“La prima puntata racconta l’emergenza con un approfondimento sugli ospedali e sulla risposta del nostro sistema sanitario. C’è un’intervista del professor Galli dell’ospedale Sacco e poi tutta una parte dedicata ai guariti, tra cui il racconto di delle prime contagiate in Italia, che adesso è guarita”.
Le prossime puntate?
“La seconda puntata è dedicata all’Italia che non si ferma. Chi non può chiudere e deve continuare a lavorare, come le forze dell’ordine, le aziende produttrici dei ventilatori, le aziende di mascherine, che continuano a mancare in Italia”.
Avete capito perché mancano, le mascherine?
“Mancano perché ci siamo ritrovati impreparati, come è successo nel resto del mondo. L’Italia non ha più colpe di altri. Anzi, il nostro sistema sta reggendo abbastanza bene, al di là delle polemiche”.
Cos’altro racconterà Piacere Maisano?
“Conosceremo i ‘quarantenati’, chi sta a casa, ma anche chi la casa non ce l’ha. Milano si è improvvisamente riempita di senzatetto. Non che prima non ci fossero, ma adesso li noti di più. Adesso in giro ci sono soltanto loro”.
Tu non sei un ‘quarantenato’, mi sembra di capire.
“Esco solo per lavoro, non faccio null’altro”.
Ti preoccupa la situazione? Come ti approcci?
“Esco sempre con la mascherina e i guanti. Non ci si dà mai la mano e si mantengono le distanze, anche durante le interviste. Molte chiacchierate, per sicurezza, vengono fatte via Skype”.
In un’epoca di restrizioni quant’è complicato realizzare una trasmissione che punta tutto sulle storie e sull’incontro?
“E’ estremamente complicato. Non ci siamo mossi da Milano, per scelta, se per andare a Novara. Si lavora molto via Skype, appunto, o con le telefonate. Si cerca di evitare tutti gli incontri non indispensabili”.
L’intervista al professore del Sacco è avvenuta senza mascherina, c’è un motivo particolare? Qualcuno potrà contestarvelo.
“Se uno mantiene le distanze, non ci sono problemi. Eravamo in una stanza molto grande e la nostra distanza era di più di due metri. E’ chiaro che quella sia stata una situazione sotto controllo. Ma quando vado in giro, la mascherina c’è sempre”.
Questa trasmissione punta anche a offrire uno sguardo ottimista al futuro. Ora più che mai ce n’è bisogno?
“Abbiamo scelto di non perdere il linguaggio del programma, che è spontaneo e a volte leggero. Credo che ce ne sia bisogno. Parleremo di Coronavirus senza però mandare a letto i nostri telespettatori con l’angoscia. Questo non vuol dire non fare approfondimento o non essere precisi, ma significa non cercare la lacrima o non essere pornografici nei conronti di chi sta male”.
La televisione è piena di approfondimenti e speciali sul Coronavirus. Non si rischia l’eccesso?
“Mai come prima c’è bisogno di fare approfondimento su un tema specifico. Ancora, tra le persone, c’è tanta confusione. Non ho la pretesa di fare chiarezza, ma credo che farne di più sia necessario. Quel che stiamo vivendo è un incubo, ma in virtù di questa necessità ho scelto di continuare a fare il mio lavoro come sempre, cercando sorrisi e leggerezza. C’è sempre l’occasione per sorridere, senza dimenticarsi il dramma degli altri”.