Home Notizie Per amore del mio popolo – Don Diana, Raiuno mette da parte l’agiografia per la Chiesa che lotta contro la camorra

Per amore del mio popolo – Don Diana, Raiuno mette da parte l’agiografia per la Chiesa che lotta contro la camorra

Per amore del mio popolo-Don Diana riesce a raccontare la storia del prete che ha lottato contro la camorra con un po’ di didascalismo ma cercando di non renderlo un eroe, e provando a fare servizio pubblico con una vicenda che merita il ricordo anche in televisione

pubblicato 18 Marzo 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 06:43

La Rai torna a fare fiction d’impegno sociale, con “Per amore del mio popolo-Don Diana”, il film-tv sul sacerdote che ha lottato contro la camorra e che è stato ucciso vent’anni fa. Una sceneggiatura che rispetta la storia di Don Peppe Diana e, soprattutto, punta a sottolinearne lo sforzo di resistere a delle forze che nessuno aveva mai osato sfidare.

Il ricordo di Don Diana è d’obbligo: il suo impegno e la sua volontà di diffondere la consapevolezza alla popolazione che alla camorra ci si può opporre hanno portato, negli anni successivi alla sua scomparsa, a numerose iniziative nello spirito delle sue idee su come la criminalità organizzata si poteva affrontare.

La fiction di Antonio Frazzi mette da parte lo stile agiografico con cui le fiction hanno raccontato preti e Santi in passato, per fare spazio ad un racconto in cui, più che la parte religiosa e spirituale, è quella sociale e legata alla difficile situazione di una terra dove la camorra riesce a tenere in pugno le persone ed a controllarle. E’ insolito, quindi, vedere su Raiuno una fiction in cui un parroco non viene celebrato a mo’ di santino: insolito, ma non sbagliato.

La storia di Don Diana doveva essere raccontata così, senza rendere il protagonista (interpretato da Alessandro Preziosi) un eroe, ma raccontandone i dubbi sulla decisione di rifiutare l’incarico a Roma per restare a casa, così come la determinazione nel passare a piedi davanti al bar del paese con gli scout, consapevole degli sguardi di chi, vedendoli, non avrebbe accettato la loro fede.

Il punto di forza del film-tv sta nel rapporto di Don Diana con i giovani: vero elemento che permette al racconto di procedere e di far appassionare il pubblico. Tolte le scene di entusiasmo del protagonista verso i ragazzi, il futuro e la loro possibilità di cambiare le cose, infatti, ci si perde in qualche scena didascalisca utile a trovare il consenso nel pubblico generalista di Raiuno.

Allontanandosi dalle agiografie a cui ci ha abituato la Rai, “Per amore del mio popolo-Don Diana” ci mostra come sia possibile raccontare una Chiesa diversa da quella delle fiction in costume: una Chiesa che scende in piazza, che conosce i fedeli e si fa portavoce delle difficoltà del territorio. Una Chiesa che, però, ancora oggi sembra fare fatica a mostrarsi sotto questi aspetti. Per questo motivo, la storia di Don Diana può servire a dare alla Rai un’immagine di servizio pubblico in cerca di realtà come questa, ma anche a ricordare a tutti che la battaglia contro la criminalità organizzata è un tema che non si deve fermare alla fiction da prima serata.


Per amore del mio popolo-Don Diana

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