Pechino Express sta finendo: ora dateci le repliche, please
La finale di Pechino Express si avvicina: è stata sicuramente un’edizione da ricordare.
L’edizione 2020 di Pechino Express è stata l’unica vera evasione tv dall’angoscia della pandemia. Un paradosso. ‘L’antidoto’ al carico emotivo e informativo sul virus arriva da un programma di viaggio e per di più tornato in Cina, lì dove tutto era iniziato 8 anni fa e dove tra novembre 2019 e gennaio 2020 ha iniziato a diffondersi il Coronavirus. L’evasione, dunque, arriva dal cuore della pandemia con un racconto che mette al centro la condivisione, la fiducia, la generosità, il contatto con gli estranei. Un ossimoro. Più che in altri casi, quella didascalia che ricorda ai telespettatori che il programma è stato registrato prima del lockdown marca il prima e il dopo nella vita di ciascuno di noi e ci riporta genuinamente, senza maliconie ma con energia, in una esistenza fatta di strette di mano, di sudore, di abbracci, di baci, di lacrime, di igiene precaria, di contatti con sconosciuti. Di condivisione. Una dimensione che oggi ci è preclusa, per il bene di tutti, e che domani non ritroveremo così come la vediamo in tv, congelate nel simulacro di una ‘normalità’ perduta.
Ma il valore di Pechino Express 2020 non è solo nel contesto storico di trasmissione: sarebbe una diminutio per un’edizione tra le migliori finora viste grazie a un meccanismo di gara semplice e riconoscibile, a un padrone di casa che vorremmo sempre più cinico e soprattutto su un cast straordinario. I Wedding Planner, i Gladiatori, le Figlie di anche le giovanissime Collegiali hanno regalato, tra tutti, un racconto pieno di sfumature. Caratteri definiti, dinamiche sincere, tanta voglia di vincere soprattutto contro se stessi hanno fatto di questo Pechino Express un piccolo capolavoro.
I protagonisti guidano il racconto e la scrittura emerge nella sua forma televisivamente più nobile, il montaggio, che riesce a raccogliere tutto quello che serve a Pechino: suspense, ironia, disperazione, entusiasmo, competizione, emozione, fatica, conflitto, complicità. E menzione d’onore all’uso della colonna sonora, uno degli aspetti cruciali del montaggio che la tv spesso tende a dimenticare (o, peggio, a usare malissimo): come dimenticare, invece, quella lite tra Wedding Planner su Sincero di Bugo e Morgan? Menzione speciale anche alle troupe che accompagnano i concorrenti: l’inquadratura incrociata dei Gladiatori in bagno che cantano Material Girl è superiore alla media di più della metà dei film italiani degli ultimi 10 anni (con qualche eccezione, of course).
Ma martedì 14 aprile Pechino Express 2020 finirà: in gara per la vittoria sono rimasti i Wedding Planner, le Collegiali e le Top. E mai la finale è stata così accesa (anche se personalmente avrei voluto vedere anche i Gladiatori a competere per una vittoria che sarebbe stata più che meritata, visto che più di altri hanno saputo offrire tutti i colori dell’avventura e della vera, profonda amicizia).
Ecco, l’appello è semplice ed è tutto rivolto alla Rai: lasciateci viaggiare ancora in quel mondo di emozioni e di abbracci, di scoperte e di contatti. Replicate Pechino Express, dalle origini ai giorni nostri. Recuperate dalle library la primissima edizione, quella che consacrò Costantino e ci raccontò per la prima volta cosa può essere davvero un adventure reality; riportateci al ‘tuffo’ della Contessa di Aragona, ridateci il sopracciglio sollevato di Angelina, rispolverate Naike Rivelli e Yari Carrisi, i battibecchi tra Antonella Elia e Achille Lauro. E mi fermo qui, perché la settima – e meno riuscita – edizione è l’unica disponibile on demand su RaiPlay.
La speranza è che eventuali problemi di diritti possano essere superati e si possa almeno pubblicare le prime sei stagione su RaiPlay on demand, anche se uno spazio nel martedì di Rai 2 con le repliche delle precedenti edizioni sarebbe un modo per mantenere un appuntamento tv che ha dimostrato di incontrare il favore dei telespettatori. Ci speriamo.