Parla con me – Lost in WC e il rischio-chiusura
Mentre scrivo, è appena terminata la prima puntata del nuovo corso di Parla con me, una prima puntata tutto sommato innocua, sotto tono. Maltrattato simpaticamente l’ospite Luca Calvani, la Dandini non si barcamena al meglio con gli Elii – che, ahimé, fanno il minimo sindacale – e Vergassola è imbrigliato in una specie di ansia
Mentre scrivo, è appena terminata la prima puntata del nuovo corso di Parla con me, una prima puntata tutto sommato innocua, sotto tono. Maltrattato simpaticamente l’ospite Luca Calvani, la Dandini non si barcamena al meglio con gli Elii – che, ahimé, fanno il minimo sindacale – e Vergassola è imbrigliato in una specie di ansia da esordio (sebbene la battuta su Vergassolini faccia sorridere e il nuovo settimanale Che Dé sia particolarmente azzeccato). Divertente, come al solito, il pezzo di Zoro che pensa a bastonare la sinistra, o meglio, il PD; tutto il resto non va oltre l’ordinaria amministrazione, e il programma in questa versione scorre via davvero troppo veloce; il tutto il resto forse nemmeno c’è.
Saranno state le voci che circolavano oggi in RAI a proposito di una chiusura imminente del programma? Se ne parlava prima ancora che venisse messo in onda, e sulla fiducia il Viceministro con delega alle Comunicazioni Paolo Romani, senza aver visto Lost in WC (la fiction-reality che chiude le puntate di questa edizione del programma) si è così pronunciato:
Cosa c’entra il WC con il servizio pubblico? Mi chiedo se sono queste cose ad appartenere al servizio pubblico della Rai
La Dandini non manca di sottolineare le polemiche già suscitate, ma la fiction va in onda. Si parla di Palazzo, la monolocation è un bagno particolarmente lussuoso in cui fa bella mostra di sé anche il phon di Putin e in cui due donne non propriamente di classe si preparano per la serata, fotografandosi, apprezzando la lussuosità e prediligendo vestito nero e trucco leggero. Fa sorridere.
Fa ridere, invece, il montaggio di notizie inutili del Tg1 (dal roseto in montagna al bonsai gigante) e il lavoro del Trio Medusa che bacchetta, giustamente, questo tipo di giornalismo. Ma globalmente, per il momento, davvero una sufficienza risicata, forse nemmeno raggiunta.