Paris Hilton che vince non si cambia

Ormai star incontrastata degli spot della Tre, Paris Hilton – che qui, non ci stancheremo mai di ribadirlo, ci siamo “inventati” come mascotte ben prima che l’Italia del miracolo vippettaro se ne accorgesse – ha vinto la sua causa contro il sito Parisexposed.com. Il giudice di Los Angeles cui è toccato dirimere la delicata questione, ha stabilito che il sito di cui sopra danneggia gravemente la reputazione di Paris e pertanto deve rimuovere tutto il materiale riguardante la bionda, svaporata e ricca tuttofare.
Il che ci permette di fare un’interessante – almeno, dal mio punto di vista di opinionista interessato al concetto di intrattenimento e gossip, e concedetemi i corsivi – dissertazione a proposito della reputazione, e delle basi su cui la stessa possa essere fortemente danneggiata. In particolare, mi interesserebbe sviscerare insieme a voi il concetto stesso di reputazione di un personaggio come Paris, che ha costruito la sua stessa essenza – oltreché sul danaro di famiglia, beninteso – sull’eccesso e sul gossip, un personaggio di cui circolano senza troppi problemi video con performance sessuali di vario genere (e comunque, riguardanti più o meno tutto il campionario standard), di cui non è richiesto apprezzare le doti mentali sebbene sia un vero e proprio genio mediatico della manipolazione, e probabilmente si avvalga di qualche spin doctor che la consiglia su come vendere la propria immagine, il proprio nulla dorato.
Eppure, non solo fa soldi laddove non ne avrebbe bisogno. Ma si vince anche la causa.
Se questa è una reputazione, Paris Hilton che vince non si cambia. Anche se è meglio cambiare.
[Gallery di Paris Hilton, in continuo aggiornamento]