Il Papa, la morte e l’eccessiva copertura. Il precedente di Wojtyla, quando la Rai oscurò la Formula 1
La copertura televisiva a tratti eccessiva dedicata a Ratzinger riporta alla mente il precedente della morte di Wojtyla. La Rai oscurò la Formula 1 e propose solo musica classica e film religiosi
Edizioni straordinarie, telegiornali allungati, speciali, servizi a valanga, chiacchiere e palinsesti stravolti. L’addio a Benedetto XVI ha modificato la lineare programmazione televisiva alla vigilia del Capodanno. Scelta inevitabile e doverosa, che ha tuttavia conosciuto i suoi eccessi, con una propensione al racconto anche quando era evidente che si fosse già documentato tutto.
Una situazione che si verifica ogni morte di Papa, verrebbe da dire. Per trovare una copertura così fitta attorno alla figura di un Pontefice bisogna infatti tornare indietro di quasi diciotto anni, quando il mondo venne informato della scomparsa di Karol Wojtyla.
Se stavolta l’emblema dell’esasperazione è stato il posticipo di un’ora dell’avvio de L’Anno che verrà, per via di un surreale approfondimento del Tg1 piazzato a San Silvestro mentre la maggior parte degli italiani si trovava a festeggiare a tavola tra un piatto di zampone e uno di lenticchie, nel 2005 lo spettatore si ritrovò di fronte ad una cronaca costante, ininterrotta e quasi estenuante.
L’Italia si arrestò, nel vero senso della parola, e il pubblico si ritrovò senza via di fuga. Impossibilitato ad evadere mentalmente da uno scenario emotivamente pressante.
Domenica 3 aprile, il giorno seguente l’annuncio del decesso, tutte le telecamere furono indirizzate su San Pietro. La Rai annullò Domenica In, Quelli che il calcio e Novantesimo Minuto. Nel caso delle due trasmissioni calcistiche la soluzione apparve scontata, visto lo stop sancito dal campionato di calcio. Non si fermò invece la Formula 1, che alle 13.30 gareggiò regolarmente in Bahrein.
La Ferrari era in piena corsa per il Mondiale e Schumacher stava rincorrendo Alonso nella classifica piloti. Insomma, un Gp atteso e sentitissimo dai tifosi, che però Viale Mazzini non trasmise. Né su Rai1, né su Rai2, né su Rai3, né su Rai Sport (all’epoca disponibile solo sul satellite).
“La Rai ha deciso di oscurare la gara quando a San Pietro sono suonate le campane a lutto”, raccontò quel giorno La Stampa. Nelle ore precedenti l’allora direttore generale Flavio Cattaneo – con Giovanni Paolo II ancora in vita – comunicò a Bernie Ecclestone l’intenzione di dirottare la telecronaca su Rai2 specificando che non sarebbe comunque andata in onda la festa della premiazione. “Poi la svolta, dopo che il Vaticano ha comunicato la notizia della morte del Papa”.
La Rai si impose (e impose) di osservare ventiquattr’ore di lutto. Quindi niente Gran Premio e, per tutta la giornata, sui tre canali, solo tg, musica classica o film di carattere religioso. Non proprio il pluralismo dell’offerta in un Paese laico.