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Home La Talpa Paolo Taggi ci dà lezioni di tv/1: “Vuoi ballare con me? ha un suo stile. Abbiamo reso la Cuccarini reale”. E sulla Talpa a Canale 5: “Per me è pronta”.

Paolo Taggi ci dà lezioni di tv/1: “Vuoi ballare con me? ha un suo stile. Abbiamo reso la Cuccarini reale”. E sulla Talpa a Canale 5: “Per me è pronta”.

Come possono convivere in tv il bene e il male? E il dualismo di fondo che alberga nell’anima professionale di Paolo Taggi, stimato professore del piccolo schermo con un prezioso curriculum autoriale alle spalle. Drammaturgia è la parola chiave del suo approccio al mezzo televisivo, che lo ha visto in questa stagione dividersi tra due

3 Giugno 2009 10:54

paolo taggi Come possono convivere in tv il bene e il male? E il dualismo di fondo che alberga nell’anima professionale di Paolo Taggi, stimato professore del piccolo schermo con un prezioso curriculum autoriale alle spalle. Drammaturgia è la parola chiave del suo approccio al mezzo televisivo, che lo ha visto in questa stagione dividersi tra due produzioni uguali e diverse. Prima La Talpa 3, in qualità di memoria storica del format sin dal debutto su RaiDue, ora Vuoi ballare con me?, talent show sui generis testato su SkyUno. Da una parte il cattivismo, il pecoreccio, il trash che diventa cult grazie a Paola Perego, dall’altra la bontà di intenti, la sobrietà, la ricerca di uno stile nuovo valorizzato dal garbo di altri tempi di Lorella Cuccarini.

Un’intervista che diventa un corso universitario a puntate aperto ai lettori di TvBlog: nelle prossime due parti proporremo un’analisi comparata a cura di Taggi dei talent show Academy e Amici e una retrospettiva sui varietà degli anni ’90 (Non è la Rai tra gli altri), per poi non trascurare qualche consiglio agli aspiranti addetti ai lavori nascosti tra i lettori di TvBlog. Per chi volesse saperne di più, Paolo Taggi ha appena pubblicato un nuovo libro, La scatola dei format, con l’ambiziosa proposta di una formula da cui ricavare tutti i programmi del mondo.

“Prima di iniziare posso condividere con il tuo pubblico, sempre così attento, una piccola osservazione, o se preferisci una chicca?”

Certo, siamo qui per questo.

“Nessuno di noi è ancora in grado di capire bene i flussi di pubblico sulla tv satellitare, per valutare se ci sono pubblici simili o si ignorano. Nella generalista so che metto un film tedesco su Raidue il sabato sera, se su Raiuno c’è il varietà. Eppure ci credete che il target di Talpa e Vuoi ballare con me non è così diverso? Si tratta di aree Nielsen particolari, molto ricercate, composte da un pubblico metropolitano, nonostante stiamo parlando di due prodotti diversi a cui ho lavorato quest’anno e che hanno come elemento in comune la continua ricerca. Poi magari sbaglio anch’io come tutti, ma non c’è puntata di Talpa e Vuoi ballare in cui non ci sia novità. Parzialmente anche le produzioni sono le stesse, c’è una compartecipazione, nel senso che su Sky attualmente viene impiegata una parentesi di Triangle e qualcuno di noi viene dalla stessa esperienza. In più abbiamo coniugato lo stile Wilder, elegante, con un suo genere. Io li conoscevo per la qualità di immagine, oltre che per l’attenzione molto forte ai contenuti, vedi Tetris. Abbiamo cercato di mettere insieme tradizioni diverse”.

Dopo questa curiosa premessa, si è capito che mi sta molto a cuore la tua ultima avventura professionale, nonostante io non lavori per te e non mi paghi per farmi piacere il tuo programma. Ricordo che hai curato tu l’adattamento di un talent puro come Your mama don’t dance per trasformarlo nel nostro Vuoi ballare con me?, in onda su SkyUno. Che bilancio ti senti di fare a poche puntate dalla fine?

“Il bilancio di Vuoi ballare con me? è sicuramente rispondente alle aspettative perché a monte c’era una scelta precisa, quella di sperimentare un’altra maniera stilistica. E’ un programma con un suo linguaggio e quelli di Sky sono stati bravi a prenderlo, mentre sono stati poco lungimiranti quelli della generalista. In caso contrario, con sapori più forti, avrei potuto adattarlo benissimo per la tv in chiaro. Se fossimo ricorsi allo stereotipo degli altri reality si sarebbe creata una contraddizione e con la contraddizione non prendi nessuno: il pubblico non le ama mai. In compenso può piacere il genere che sconfina in un altro, con l’introduzione di elementi diversi come la poesia iniziale, la frase fuori campo… I testi sono sempre molto pensati in questo programma”.

Come si inserisce in questa dichiarazione di intenti Lorella Cuccarini? Negli ultimi tempi era intrappolata in una generalista che la ingabbiava in un cliché…

lorellaballare“Di certo Vuoi ballare sta mantenendo un profilo coerente con la conduttrice, che però si misura con la realtà in maniera più forte. La Cuccarini qui si è permessa un picco di segnali di novità che non si sarebbe mai osato mettere su un’ammiraglia: iniziare con il suo viaggio emozionale con i concorrenti in una corriera del ’56 non è tipico di una tv generalista. Lì tutt’al più li vedi arrivare con l’elicottero. Nel primo pezzo poetico lei dice che questa non è una trasmissione come le altre, ma un’esperienza, e non ha tutti i torti. Lorella ha fatto un grosso avanzamento verso la tv che si occupa di mondi reali. Facilita la mediazione perché è qualcuno che attraverso la danza, il mondo che conosce di più, incontra famiglie con storie simili alla sua personale, in più analizza queste famiglie in base al suo spaccato e alla sua esperienza di madre. Basta pensare che lei, dopo la partenza della signora Xu nella puntata scorsa, faceva davvero fatica a finire il programma. Sia ben chiaro, io non difendo mai i conduttori con cui lavoro, cerco solo di capire in studio come sono fatti. In questo caso l’abbinamento personaggio-format di Sky è giustissimo, perché il meccanismo sarebbe stato freddo se non ci fosse stata lei”.

Tra l’altro si vede che le sta a cuore la materia non solo per amor di cachet…

“Sì, praticamente va via dal resort, che è la location suggestiva in cui vivono e provano le nostre coppie, al massimo due volte al giorno, per il resto è sempre qua. Contrariamente agli altri programmi, dove la vita dietro il set è raccontata da un altro, lei fa lanci, interventi, entra in scena più di quanto si veda. La vera novità è che il prime time è un talent, ma è condotto da una persona che vive il daytime tutti i giorni”.

Proprio questo ibridismo di generi ha esposto Vuoi ballare con me? alle critiche della stampa, oltre che del ballerino Kledy che lo ha definito un family talent e non un programma di talenti. C’è qualcosa di vero nelle sue parole?

“Vuoi ballare nasce da una novità di fondo: in tv gli adattamenti li facciamo solitamente su nostra volontà, conoscendo il nostro pubblico abbiamo l’impressione di necessarie modifiche da fare. In questo caso abbiamo ricevuto questo input per esigenze di palinsesto, nel momento in cui Sky ci ha chiesto di fare un daytime e di dare un vissuto a queste coppie. Facciamo un talent con elementi di reality oppure un reality con una forte presenza di talent? E’ una domanda con cui ci siamo misurati. In un’epoca di contaminazione di generi abbiamo cercato di far convivere l’uno e l’altro senza scegliere l’uno o l’altro. Alla fine noi facciamo un prime time che di reality ha ben poco, perché è più facile portare la soglia di accessibilità sul piano talent, senza sapere tutto il pregresso per goderselo”.

Ben diverso, invece, è il caso della Talpa, che hai visto nascere e per cui hai continuato a lavorare anche in quest’ultima edizione. Secondo te è pronta o no per Canale 5, come si mormora sempre più insistentemente? Diventerebbe la risposta Mediaset all’Isola dei Famosi…

“Magari… Secondo me il vero salto l’ha fatto col passaggio da Raidue a Italia1. Abbiamo ridisegnato un nuovo programma, prima dal punto di vista dell’immagine e poi da quello numerico, soprattutto dalla seconda edizione alla terza che lo ha consacrato. Abbiamo totalizzato 29.000.000 di pagine viste, 1.400.000 utenti unici, cifre impressionanti. Per questo sarebbe meno forte il salto su Canale 5, di quanto sia stato dalla prima alla seconda edizione. Tra l’altro, se vai su Canale 5, elimini il principale competitor. Il vero avversario de La Talpa, che ha chiuso al 27 con la media del 21, era Canale 5. Fermo restando che Italia 1 resta una rete in cui si lavora bene, io come autore e adattatore del prodotto ti dico che per me “La Talpa è pronta per Canale 5″. Ovviamente questo è il mio pensiero soggettivo, che non è quello del produttore che magari non la pensa come me”.

In cosa è consistito il tuo apporto autoriale, specialmente in questa terza edizione che ha avuto tanto successo?

karina talpa “Innanzitutto c’è da dire che la Talpa 3 ha tenuto conto di una serie di elementi della tv generalista più larga, rischiando con un mutamento di target l’abbiamo allargato molto. Ovviamente l’adattamento di un format come questo si poggia su altri criteri. Hai mille occasioni, puoi avere il supporto del programma del mattino, di Buona domenica, Verissimo, anche su altre reti oltre che la tua di riferimento, nel caso di Italia 1. Quello che non dici lì lo fai dire altrove. Nella Talpa mi sono molto impegnato a cercare di capire la struttura giusta, per evitare che la gente lo guardasse solo per chi viene eliminato. Per questo abbiamo tolto elementi identificati come discriminanti, vedi gli occhi di bue su cui l’Arena aveva sguazzato spesso. Persino Porta a Porta ha ripreso le malattie di Karina in una puntata molto seria sullo stress, a dimostrazione di come ci sia sempre una rivalutazione postuma”.

La satellitare, invece, sconta ancora di non avere la stessa presa popolare della tv per famiglie, con il paradosso che proprio alla famiglie si rivolge Vuoi ballare con me…

“Diciamo che noi non godiamo di tutto quell’effetto paratestuale della generalista, per cui la vera esposizione della singola storia non avviene nell’ambito della puntata, ma di tutti gli altri che ne parlano. Il Grande Fratello ha goduto di tutti quei check point, da Verissimo ai rotocalchi pomeridiani, che hanno amplificato la dimensione popolare. Persino il principe (Ascanio Pacelli ndr) ha firmato un contratto con la Rai anni fa, perché da lì avrebbe fatto brillare ancora il Grande Fratello. Su Sky le storie che accadono vengono presentate solo all’interno della puntata, escludendo un ampia fascia di spettatori che non hanno visto il daytime e non hanno quegli indicatori per capire il percorso che c’è dietro. Eppure abbiamo la prova che anche il daytime si è costruito un suo pubblico incentrato su quella rete di relazioni e che vuole sapere qualcosa in più sui rapporti interpersonali tra genitori e figli”.

Nella prossime puntate parleremo, appunto, della famiglia in crisi in tv, dei primi varietà con elementi di reality e dei talent show rivali, Amici e Academy…