Paolo Ruffini: “Io sono quel pubblico di deficienti lì e guardo Maria De Filippi”
Paolo Ruffini commenta il suo ruolo di giurato nel talent Eccezionale veramente, slittato a marzo su La7
Paolo Ruffini continua la sua filippica contro i detrattori. Intervistato dal quotidiano Libero l’attore e conduttore risponde alle critiche che gli arrivano sul grande schermo… tirando in ballo un’eminente collega della tv:
“Se un film non ti piace dì che non ti piace ma non giudicare il pubblico che lo guarda. Invece non facciamo altro che sentir dire ‘è un film per deficienti’. Questa cosa mi fa imbestialire perché io sono quel pubblico lì. Io guardo Maria De Filippi, a mia zia piace da morire, non vedo perché tu debba giudicarla. Gli haters sul web hanno bisogno di cure e attenzioni, sono persone infelici che probabilmente non fanno molto l’amore. Insomma è la famosa gente che non ha proprio niente da fare. Io a 16 anni non mi sarei sognato di scrivere una lettere piena di insulti a Jerry Calà. Gianfranco D’Angelo e Massimo Boldi. Avevo di meglio da fare”.
Per questo Ruffini ha scritto il libro Odio ergo sum, in cui ha raccolto tutti gli insulti peggiori che gli sono arrivati (anche se, a quanto pare, per il cinepanettone di quest’anno ha avuto anche commenti positivi e lui si dice allibito per questo). Tra i suoi nuovi progetti televisivi c’è, invece, Eccezionale veramente, un nuovo talent sulla comicità in arrivo su La7:
“Sarò tra i giurati insieme a Diego Abatantuono, presidente della giuria, e si parte a marzo. E’ un contest molto concreto, ai due vincitori andranno contratti di lavoro per due anni. Sarà una bella sfida”.
E poi chi l’avrebbe mai detto che Ruffini avesse un lato sensibile nascosto? L’attore porterà in tournée teatrale una compagnia di attori disabili e proprio oggi viene premiato a Capri un suo docu-film, Resilienza, in cui racconta la storia di un ragazzo di 14 anni morto per un neuroblastoma. Insomma, Ruffini ha delle perle di saggezza da dispensare a Natale:
“La felicità sta sulle palle a tutti. Ridere è diventato difficile, anche perché vogliamo sempre sentirci migliori di qualcun altro e giudichiamo. Felicità e bontà sono due parole che qualcuno ha stabilito fossero banali, quindi ci si vergogna a usarle”.
Tanto di cappello. Magari la prossima volta non tirare in ballo la De Filippi, che il pubblico di deficienti se l’è lasciato alle spalle da un pezzo (o forse non l’ha mai avuto).