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Paolo Merloni: “Il mio successo nello spettacolo grazie a Riccardo Milani. Oggi vivo in Francia e pitturo”

Paolo Merloni è stato un volto caratteristico degli anni novanta: “Non sono mai stato un vero attore. Mi hanno spesso assegnato parti comiche perché le battute mi venivano facili. Vivo in Francia ed espongo i miei quadri in diverse mostre”

8 Dicembre 2024 09:07

Dalla pubblicità alla fiction, passando per il cinema. Fino alla pittura, sua grande passione che lo ha spinto addirittura a Parigi. Sì perché Paolo Merloni da oltre tre lustri vive in Francia, lontano dal Paese che nei primi anni novanta gli regalò l’inaspettata notorietà.

Proveniente da una famiglia di artisti e con un nonno che fu deputato socialista, Merloni si è diviso sin dall’infanzia tra Bologna, dove nacque nel 1974, e Roma. “I miei si separarono e arrivai nella Capitale già nel 1978 – racconta a TvBlog – per diverso tempo abitai a casa dei miei nonni materni. Da ragazzo mi esprimevo soprattutto con i disegni. Realizzavo prevalentemente facce. Cominciai come autodidatta e successivamente studiai alla scuola romana del fumetto. Le prime nozioni di pittura me le trasmise il maestro Gianfranco Galante, che era un amico di mio padre”.

All’età di 25 anni Paolo si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel frattempo, però, era diventato un volto noto grazie al piccolo schermo. Un’avventura nata grazie all’intuizione di Riccardo Milani, che scrutò in lui del potenziale artistico. “Frequentavo il Liceo Mamiani e facevo degli spettacoli con un gruppo di teatro. Un giorno Riccardo venne a vederci perché era alla ricerca di nuovi volti per un film di Nanni Moretti, di cui era aiuto regista. Mi dimostrai spigliato e brillante. Mi prese, ma quel personaggio fu poi cancellato”.

In compenso arrivarono gli spot.

Sempre per volontà di Milani, che nel 1994 mi chiamò per una pubblicità della birra Adelscott che veniva proiettata solo nei cinema. In seguito fu la volta del motorino Malaguti e della Nissan Primera, dove feci coppia con Fabrizio Frizzi.

Il successo fu tale che trionfasti al Galà della Pubblicità.

Andai a Milano e vinsi il Mezzo Minuto d’Oro come attore rivelazione. Purtroppo caddi, ruppi il premio e dovetti risalire sul palco a dirlo.

Ne nacque uno storico siparietto con Fiorello e Lorella Cuccarini.

Sì (ride, ndr), venne fuori una gag in diretta. Ero ugualmente contento. Il premio non ricordo di averlo mai sostituito, non so dove sia. In compenso ho ancora l’attestato. Mia madre ce l’ha appeso nella sua casa a Roma.

Che tipo era Frizzi?

Era molto simpatico, scherzavamo spesso. Avevamo gli stessi gusti musicali. Mi pare che gli piacessero i Genesis e ci trovammo in sintonia.

Quasi contemporaneamente eri approdato al cinema con La Scuola.

E anche qui rispunta Milani, che affiancava Daniele Luchetti sempre come aiuto regista. Interpretavo Gianpaolo Astariti, il ragazzo secchione. Avevo 20 anni, ero un po’ più grande degli altri, ma sembravo più giovane. Fu un bel film con un cast eccellente: Silvio Orlando, Anna Galiena, Fabrizio Bentivoglio. Mi trovai molto bene e feci ritratti a tutti.

Ti conquistasti pure una parte ne La Cena di Ettore Scola.

Mi chiamò lui stesso, perché aveva visto le mie partecipazioni negli altri lavori. Interpretavo il figlio di una nobildonna. Girammo sempre all’interno di un ristorante ricostruito in un posto bellissimo sull’Appia. Conobbi Vittorio Gassmann, Stefania Sandrelli, Giancarlo Giannini, Fanny Ardant. Grandissimi attori che durante le pause parlavano delle loro esperienze e snocciolavano aneddoti. Ero in mezzo a dei giganti.

I ricordi saranno tantissimi, immagino.

Gassmann era in un periodo un po’ particolare, faceva spesso riferimenti alla morte, ma al contempo ci faceva sorridere. Per quel che riguarda Scola, mi rimase impresso un dettaglio: quando girava non guardava mai nella macchina da presa. Osservava con il suo sguardo. Davvero un regista immenso.

Il primo ruolo televisivo, invece, arrivò con la fiction di Italia 1 Amiche davvero.

Esatto. Mi divertii moltissimo. Recitai con Simona Cavallari, Enrico Silvestrin e Stefania Rocca, che avrei ritrovato tempo dopo in ‘Tutti pazzi per amore’. Il regista della serie era Marcello Cesena.

Insomma, eri richiestissimo.

Dopo un’altra pubblicità sui cd in regalo con Repubblica, partecipai alla tournée teatrale dei ‘Cavalieri della tavola rotonda’. Girai tutta l’Italia. C’erano Daniele Luttazzi, Adriano Pappalardo, Tosca D’Aquino. Io ero uno dei cavalieri.

Citavi Tutti pazzi per amore, che arrivò nel 2008. E per l’ennesima volta ci mise lo zampino Milani.

Era il regista e mi contattò. In quella serie mantenni il mio vero nome. Facevo parte dell’improponibile squadra di pallanuoto allenata da Emilio Solfrizzi. Fu una parte brillante, ogni tanto mi trasformavo in vera e propria spalla di Emilio. Feci tutte e tre le stagioni, ma in quel periodo già mi ero spostato a Parigi. Prendevo l’aereo e tornavo a Roma nei giorni dei ciak.

Ti assegnavano sempre le parti del bambinone un po’ goffo. Hai mai provato fastidio?

Macché. Ne ero contento. Ero bravissimo a dire un sacco di cazzate! Se comincio, posso andare avanti anche per dieci minuti a ruota libera. Non sono mai stato un vero attore, non ho frequentato scuole. Mi hanno spesso assegnato parti comiche perché le battute mi venivano facili. Mi considero più che altro un caratterista.

Parliamo della Francia.

Mi sono trasferito definitivamente nel 2009 e per due anni ho lavorato come guida indipendente al Museo del Louvre. Appena arrivato, non sapevo cosa fare. Non conoscevo nessuno. A consigliarmi fu mio padre: ‘studiati bene il Louvre e proponiti per delle visite guidate’. Lo feci e oggi posso dire di conoscere la sezione italiana del Museo a memoria. So tutto dei quadri che sono esposti. Mi appassionava molto.

A quel punto mollasti lo spettacolo.

Avevano smesso di chiamarmi e mi ero avvicinato alla pittura. Senza contare che, essendo lontano, non potevo più fare le due cose insieme. Ero contento a Parigi, mi ero inserito e stavo bene. Nel 2017 entrai in contatto con la GEM Artame Gallery, a Belleville. Ho tenuto svariate mostre personali.

Vivi di sola pittura?

No, dopo essere entrato nella Gallery di Belleville ho deciso di cercare lavoro, avendo bisogno di guadagnare dei soldi. Da sei anni lavoro all’Esat, una struttura di lavoro protetta in cui le persone con disabilità svolgono attività professionali in condizioni di lavoro adattate. Comunque, continuo a dipingere e a fare le mie mostre alla GEM Artame.

Ho visto alcuni dipinti. Ho notato alcuni richiami a Van Gogh, sbaglio?

Quando ricominciai a dipingere mi concentrai sulle camere e sulle stanze dei luoghi in cui vivevo. Opto per colori molto accesi e mi interessano gli stessi ambienti di Van Gogh.

Nella primissima mostra raccontasti la tua famiglia.

Era il 2005 e realizzai il ritratto a tutti i componenti della mia famiglia. Ho rielaborato il mio passato trasformando circa quaranta foto in quadri. Mentre con ‘Le donne di Paolo’, nel 2008, inaugurai il disegno in libertà. Rappresentavo femmine nude anche per liberare un po’ il mio immaginario di donna.

Qualche volta rientri in Italia?

Vivo stabilmente a Parigi, con mio padre e mia sorella che sono a poca distanza da casa mia. A Roma ci vengo d’estate o sotto Natale. A Roma ho mia madre e tanti amici. Capita che per strada ancora qualcuno mi fermi. A volte accade pure in Francia. Ovviamente si tratta sempre italiani in trasferta. Pensa, qualche volta viene Milani a trovarmi.

Davvero?

Sia lui che Paola Cortellesi sono degli amici. Anni fa avevo uno studio di pittura e acquistarono tantissimi miei quadri che tengono tuttora nella loro casa. Inoltre, alcuni ingrandimenti di mie opere vennero utilizzati da Riccardo per allestire la scenografia dell’appartamento di uno dei protagonisti di ‘Tutti pazzi per amore’.

La Cortellesi ha sbancato al cinema con C’è ancora domani. Il film è stato un successo anche oltralpe.

Mia sorella l’ha visto, io non ne ho ancora avuto l’occasione. In Francia se ne è parlato molto. In compenso, sono andato a vedere ‘Il Sol dell’Avvenire’ di Moretti e ‘Io Capitano’ di Garrone. Il cinema italiano qua è molto seguito ed apprezzato.

E la tv italiana la guardi?

Prendo solo Rai 1, Rai 2 e Rai 3. Qualche volta vedo queste tre reti, ma preferisco distrarmi con la musica. Amo particolarmente Paolo Conte e Franco Battiato.

Lo spettacolo è un capitolo chiuso?

All’Esat abbiamo messo su un gruppo e facciamo dei film. Io lavoro dietro la cinepresa. Ho imparato a fare tutto, dal cameraman al montatore. I due lavori realizzati hanno partecipato a manifestazioni importanti sull’handicap, come il Festival Regards Croisés. Ci siamo aggiudicati tre premi, due nel 2023 e uno quest’anno.