Paolo Bonolis torna al sabato dopo il flop di Italiani
Paolo Bonolis è in un vicolo cieco. Dopo essersi ripetutamente sottratto alla sfida del sabato sera, dovrà assumersi l’onere degli ultimi scampoli 2007. Sul finire del periodo di garanzia, fino alle vacanze natalizie, sarà il suo Ciao Darwin a raccogliere l’ambiziosa eredità di C’è Posta per te, incontrastata leader sul competitor Rai. E per il
Paolo Bonolis è in un vicolo cieco. Dopo essersi ripetutamente sottratto alla sfida del sabato sera, dovrà assumersi l’onere degli ultimi scampoli 2007. Sul finire del periodo di garanzia, fino alle vacanze natalizie, sarà il suo Ciao Darwin a raccogliere l’ambiziosa eredità di C’è Posta per te, incontrastata leader sul competitor Rai. E per il Paolino nazionale la concorrenza si fa più sofferta, visto che dall’altra parte c’è la sua stimata amica Antonella Clerici, con cui ha condotto una riuscitissima edizione sanremese. Non a caso, pur rispettando la volontà dell’azienda, non nasconde nelle dichiarazioni alla stampa un pizzico di amaro in bocca:
“Non ho nulla in contrario, anche se abbiamo dimostrato di essere concorrenziali e vincenti di martedì”.
Dall’8 dicembre Canale 5 mette in campo il fortunato show di Bonolis, riuscito a reggere al martedì nonostante la fortissima controprogrammazione, con l’idea di non darla vinta alla Lotteria Italia che resiste stoicamente fino a gennaio (mentre gli altri anni ci si accontentava di film in attesa del Bagaglino).
Sembra proprio che Mediaset voglia spolpare fino all’ultimo il ritorno in prime time di Bonolis, dopo l’anno in panchina con Il Senso della Vita, visto che Ciao Darwin andrà in onda fino a febbraio con un ulteriore cambio di collocazione, scontrandosi al venerdì con il Bon Ton di Milly Carlucci.
Per l’ex presentatore dei pacchi si tratta di un vero ritorno alle origini, visto che per anni ha dominato il sabato sera tra i fasti dei Cervelloni e il boom di ascolti del primo Ciao Darwin, al debutto il 3 ottobre 1998. Eppure, Bonolis non ha ricordi del tutto positivi legati a questa collocazione, visto che nel 2001 ha riportato uno dei più cocenti flop della sua carriera con il varietà Italiani.
Nato da una costola dello stesso Darwin, che si apriva con il tormentone Italiaaaaaani, va detto che il programma esordì in una congiuntura catodica poco favorevole (il 22 settembre, ad appena una decina di giorni dalla tragedia delle Torri Gemelle). Il pubblico televisivo, a quei tempi, non aveva molta voglia di ridere sulle trash-disgrazie altrui, e a confermarlo fu anche il concomitante insuccesso su tutta la linea di Tacchi a Spillo, il soppresso show sulle drag queen condotto da Claudio Lippi e Michelle Hunziker su Italia 1.
Ai tempi di Italiani, Bonolis rivestiva le inedite vesti di produttore, oltre che di presentatore, e la trasmissione fu paragonata a un ambizioso kolossal, visto il costo record di due miliardi e mezzo a puntata. Furono proprio i fallimentari risultati sia di critica che di pubblico – il programma fu accusato di volgarità, poco seguito e chiuso in anticipo alla nona puntata – a segnare la prima battuta d’arresto nella sfolgorante parabola carismatica del conduttore. E analogo destino funestò la reputazione di Teo Teocoli, che diede forfait dopo la prima puntata e da allora ha imboccato un insuccesso dopo l’altro, indistintamente in Rai e Mediaset.
Per chi volesse rinfrescarsi la memoria, Italiani era una versione rivisitata del videobox, ma gli autori indicavano come fonte ispiratrice lo Speaker’s Corner di Hyde Park a Londra, con innesti di format collaudati come Portobello, I cervelloni per le invenzioni e La Corrida per la gara di dilettanti.
Italiani incarnava, insomma, un vox populi anarchico della televisione, una sorta di pozzo senza fondo in cui qualunque cittadino che avesse voglia di dire e raccontare qualcosa poteva farlo (impianto miscellaneo poi ripristinato da Bonolis nella formula populista della sua Domenica In, con le provocatorie classifiche). Bonolis si collegava con tre località e dava la possibilità agli abitanti, possibilmente veraci per favorire i suoi sfottò, di commentare i mali del Paese senza censura. Non mancava il ricco gioco a premi con novanta concorrenti chiamati a superare prove di abilità e sui quali i telespettatori potevano scommettere tramite sms per vincere 500 milioni di lire.
E poi, a completare il cast, oltre a Luca Laurenti nelle vesti di fidata spalla, e di un’ancora defilata Gabriella Germani, c’era la bellissima Moran Atias nel quintetto di top model di diversa nazionalità, pronte a mostrare i loro corpi sui quali venivano tatuati i titoli di testa.
Tra le altre curiosità legate al programma, va ricordata l’originale campagna promozionale a base di spot demenziali, che facevano il verso alle cartoline dell’intervallo Rai. Nel promo di lancio, ad esempio, si associava un panorama della ridente Tre Palle alle facce ammiccanti di Bonolis e Lauranti, con l’eloquente scritta Quattro Palle.
Peccato che non sia bastato per scongiurare la debacle… e ora non resta che incrociare le dita per evitare il bis (anche se è difficile temere un Treno ormai deragliato).