Paolo Bonolis deborda
Sono da sempre contrario al passaggio dal piccolo al grande schermo, è una mia idiosincrasia. Non perché la cosa sia necessariamente negativa, ma perché la storia ha dimostrato che – almeno in Italia – gli esempi fallimentari si sprecano. Ammetto però che per l’amore che nutro per il personaggio in questione, Paolo Bonolis, e per
Sono da sempre contrario al passaggio dal piccolo al grande schermo, è una mia idiosincrasia.
Non perché la cosa sia necessariamente negativa, ma perché la storia ha dimostrato che – almeno in Italia – gli esempi fallimentari si sprecano.
Ammetto però che per l’amore che nutro per il personaggio in questione, Paolo Bonolis, e per la bontà – bontà contestualizzata alla realtà italica, beninteso – delle due prove di D’Alatri, regista-feticcio di Fabio Volo – altro transfugo, che però si barcamena da sempre fra tutti i mezzi di comunicazione possibili e immaginabili – in Casomai e La Febbre, guardo con interesse al progetto che vedrebbe Bonolis trasferirsi, almeno per una volta, al cinema.
Il progetto, che si intitolerebbe Commedia Sexy, peraltro, sarebbe di produzione Cattleya, una delle poche factory che osano in Italia.
[Via Cineblog]