Padre Ralph, dallo scandalo del prete seduttore al coming out
I colleghi di Queer Blog ci perdoneranno quest’invadenza di campo (anzi li invitiamo a dire la loro per una sinergia di network), ma non possiamo non affrontare una tematica gay-oriented dagli interessanti risvolti televisivi. Innanzitutto, va detto che esistono due tipi di coming out nell’era della comunicazione odierna. Quelli pompati, patinati, di chi si getta
I colleghi di Queer Blog ci perdoneranno quest’invadenza di campo (anzi li invitiamo a dire la loro per una sinergia di network), ma non possiamo non affrontare una tematica gay-oriented dagli interessanti risvolti televisivi.
Innanzitutto, va detto che esistono due tipi di coming out nell’era della comunicazione odierna. Quelli pompati, patinati, di chi si getta nella mischia dell’orgoglio di appartenenza (Stefano Campagna docet). Quelli sofferti ma obbligati, dopo anni di silenzi e pregiudizi, per un atto di sincerità nei confronti del proprio pubblico.
E’ questo il caso di Richard Chamberlain, l’indimenticabile Padre Ralph di Uccelli di rovo, che alla veneranda età di 68 anni, quattro anni fa, ha rivelato di essere gay.
Il tutto è avvenuto ai tempi della pubblicazione del suo libro, Shattered Love, in cui ha ripercorso una vita di culto alle eterne prese con il mito di seduttore:
“Sono riuscito a dire la verità solo quando ormai sullo schermo non potevo più essere un eroe romantico. Sono nato nel 1934. Negli anni ’40 e ’50, essere omosessuali in America era molto peggio che essere traditori o assassini. Ho avuto paura. Finalmente, nel momento in cui ho scritto su quelle pagina la parola omosessuale, mi sono sentito leggero”.
Un coming out del genere fa riflettere più di altri, soprattutto perché a suscitare ampio scandalo era già la nomea di prete-Casanova di Padre Ralph. Figuriamoci se si fosse saputo che ad interpretare un ruolo del genere, di per sé trasgressivo, fosse un omosessuale.
Ma, tra gli aneddoti ‘sacrileghi’ ripercorsi nell’ultimo numero di Vanity Fair, si scopre che il compagno di una vita di Richard da 31 anni è Martin Rabbett, regista e produttore conosciuto sul set di Uccelli di Rovo.
Allora il ragazzo era poco più che ventenne e da Padre Ralph lo separavano vent’anni differenza, ma, a legarli, era la comune vocazione religiosa visto che Martin interpreteva il ruolo di un giovane prete cui piaceva una ragazza.
A questo punto, Chamberlain ci tiene a rivendicare che la sua reputazione amatoria sul set resta comunque indiscussa:
“E’ bellissimo, per contratto, dover baciare tante donne. Sono un gran baciatore. La mia partner, Rachel Ward, era incantevole. Anche lei era innamorata di un altro attore di Uccelli di rovo, Bryan Brown, che poi sarebbe diventato suo marito. Quando ci dovevamo baciare, tutta questa atmosfera di amore che ci circondava rendeva l’esperienza bellissima. Io amo le donne, ma non fino al punto di volerle sposare”.
Dunque, cosa ci insegna ancora una volta l’anticonformista Padre Ralph? Che nel mondo della recitazione ci vorebbe più tolleranza per gli orientamenti sessuali degli artisti. Calarsi in una parte e risultare credibile è l’unico requisito che si impone ad un attore, spesso costretto a confrontarsi con ruoli estremi e totalmente diversi dalla propria indole. Perché, se un personaggio etero può diventare gay per finzione, si è estremamente prevenuti verso il contrario?
Molte carriere di attori sono state vissute all’insegna dell’oscurantismo, fino a che non hanno deciso di uscire allo scoperto per poi ritirarsi dalle scene (vedi Andrea Occhipinti, che nel suo curriculum di Wikipedia ha come segni particolari l’intervista-outing a Vanity Fair).
Perché, se dici di essere gay nel fiore degli anni, è matematico che l’unica strada aperta siano il porno o i ruoli di genere (salvo darti alla produzione in età matura).
Sperando che l’esperienza di Richard Chamberlain serva a sfatare il pregiudizio verso l’attore omosessuale, costretto a fingere pur di lavorare, non vi resta che rispolverare Uccelli di Rovo, di ritorno in replica dal 17 settembre su Sky Vivo. Seguirà la messa in onda del sequel.