In questi giorni stanno facendo discutere le dichiarazioni di Alessandro Zan, deputato del Partito Democratico e padre del disegno di legge contro l’omotransfobia ancora da approvare alla Camera, in merito alla presenza di politici omosessuali nel centrodestra.
Zan ha detto a Repubblica:
“”Oggi tra Camera e Senato ci sono 945 parlamentari. Quelli apertamente gay e lesbiche sono quattro: Ivan Scalfarotto, Tommaso Cerno, Barbara Masini e io. Se sono pochi? Diciamo che è statisticamente impossibile che siamo solo noi quattro e io so per certo che ci sono parlamentari gay in Forza Italia e in Fratelli d’Italia. In vacanza a Mykonos ho incontrato un deputato della Lega, del quale mi ricordo cartelli particolarmente aggressivi contro la legge Zan. Stava baciando un uomo”.
L’ultima frase in particolare ha ricevuto il disappunto del segretario della Lega, Matteo Salvini (“Se un mio deputato bacia un uomo è affar suo. Mi mancava avere i deputati guardoni“), ma anche nella stessa comunità LGBTQIA+ ci si è interrogati sull’opportunità o meno di questo outing. Si tratta di una pratica ben diversa dal coming out: quest’ultimo è la rivelazione dell’orientamento sessuale per bocca del diretto interessato – per esempio, Gabriel Garko implicitamente al Grande Fratello Vip 5 e molto meno velatamente a Verissimo – mentre l’outing è la dichiarazione dell’orientamento sessuale altrui.
Outing in tv: attenzione a non confonderlo con il coming out
Nella televisione italiana ci sono stati pochi coming out, ma uno su tutti rimane struggente: nel 1988 al Maurizio Costanzo Show il cantautore Umberto Bindi rivelò in lacrime la propria omosessualità, dopo aver subito anni di emarginazione proprio a causa del suo orientamento sessuale. Una situazione decisamente più felice è capitata a Marco Carta nel 2018, che a Domenica Live a Barbara d’Urso aveva confidato di avere un compagno, anche se su queste colonne parlammo di coming out a orologeria, in quanto il sardo aveva un singolo in uscita.
Outing in tv: Al Bano e Paolo Limiti
Sul piccolo schermo tuttavia abbiamo assistito anche a episodi di outing, non necessariamente facendo i nomi e cognomi, per dirla come l’ex premier Giuseppe Conte, ma a volte anche involontari. Il pensiero non può che andare alla gaffe di Al Bano a La Vita in Diretta, il quale dovette difendersi dall’accusa di omofobia in quanto aveva dichiarato che non avrebbe mai voluto un figlio gay:
“Io ho lavorato con tanta gente gay, gente straordinaria, mi ricordo il grande Luciano Beretta, fece dei testi meravigliosi… Paolo Limiti…”.
La conduttrice Mara Venier lo bloccò immediatamente (“Ma perché, Paolo Limiti è gay?“), ma ormai la frittata era fatta, con i due visibilmente in imbarazzo. Per molti anni il video è stato disponibile sul canale Youtube della Rai, ma per fortuna è stato incluso da Marco Carrara (ex Tv Talk, ora Agorà) tra le gaffes di Mara Venier.
Outing in tv: la lite Donatella Rettore – Pierluigi Diaco
Un tentativo di outing abbastanza discutibile risale invece al 2008 all’interno del programma Scalo 76. La cantante Donatella Rettore fece una discutibile distinzione tra omosessuali, scatenando il disappunto di Pierluigi Diaco (che aveva ragione). L’artista, indispettita, gli chiese se fosse gay, ma il diretto interessato negò. Il conduttore di Ti sento è attualmente unito civilmente al giornalista Alessio Orsingher (Tagadà), ma non ha mai sentito il bisogno di definire il suo orientamento. D’altronde, si tratta di scelte assolutamente personali. Per la cronaca, Donatella Rettore e Pierluigi Diaco si sono riappacificati a Domenica In nel 2020.
Outing in tv: “Ok, il gay è giusto” a Le Iene con Cecchi Paone
Un outing molto vicino a quello di Alessandro Zan riguarda invece Alessandro Cecchi Paone, divulgatore scientifico di lungo corso che nel 2004 ha dichiarato di essere gay poco prima di candidarsi in politica. Nel 2020 l’uomo è stato il protagonista di un servizio de Le Iene intitolato “Ok, il gay è giusto“, nel quale, data una rosa di volti noti, ne affermava l’omosessualità (pur senza fare i nomi e cognomi). Il servizio, inutile dirlo, ha fatto infuriare la comunità LGBTQIA+. Nel complesso, è sempre meglio che siano i diretti interessati a parlare.