Su Raiplay da qualche settimana è tornato con la seconda edizione Ossi di seppia, il prodotto in esclusiva della piattaforma che consiste in pillole di venti minuti su accadimenti verificatisi negli ultimi decenni e rivolto prevalentemente alle giovani generazioni.
Se la prima puntata del primo ciclo verteva sul caso Di Bella (ve ne avevamo parlato qui), l’esordio del nuovo si è occupato dell’influenza aviaria, che ha colpito la Cina e non solo a cavallo tra il 1997 e i primi anni Duemila. L’episodio è molto utile per far capire ai telespettatori che proprio in base a quell’esperienza è stato possibile iniziare a lavorare sui vaccini utilizzati durante la pandemia in corso.
Su quattro episodi rilasciati finora, due sono riservati rispettivamente alle proteste dei lavoratori del 1980 e alla tempesta Vaia che ha colpito il Triveneto nel 2018, mentre merita una menzione particolare l’episodio dedicato a Marco Simoncelli, del quale pochi giorni fa si è celebrato il decennale della scomparsa.
A ripercorrere la scomparsa del promettente motociclista della categoria 250 (l’anticamera della Motogp in cui ha militato fino a domenica scorsa Valentino Rossi per intenderci), la cui vita è stata spezzata il 23 ottobre 2011 sul circuito di Sepang, in Malesia, è il giornalista Mediaset e amico Paolo Beltramo. Il cronista racconta con grande garbo ed eleganza il giorno dell’incidente, senza mai cedere alla retorica, un rischio che non viene praticamente mai corso dato il rapporto personale tra i due. Beltramo ammette che avendo visto una quindicina di professionisti perdere la vita in quel modo, aveva avuto subito la forte sensazione che l’incidente fosse molto grave.
“Non è vero che il tempo allevia” – spiega il giornalista – “Ci penso ogni giorno, ogni volta che vedo un numero 58 su una pista“. Per poi concludere:
“Per me Marco c’è ancora. Ci immaginiamo una lotta tra lui e Rossi, come sarebbe stato prendersi a sportellate con Marquez. Se potessi riportarlo in vita a correre lo avrei fatto già in Malesia. É bello che ci sia stato, è terribile che non ci sia più, però è bello che ci sia stato Marco”.