Oscar Luigi Scalfaro e il «Non ci sto» (video)
Il video del messaggio a reti unificate del Presidente della Repubblica nel 1993, dopo il presunto scandalo dei fondi neri.
I funerali di Oscar Luigi Scalfaro si celebreranno oggi a Roma, in forma privata. Il Presidente emerito della Repubblica è scomparso nella notte fra il 28 e il 29 gennaio, nella sua abitazione capitolina, all’età di 93 anni. Piemontese, classe 1918, Scalfaro era uno dei padri costituenti, avendo fatto parte dell’Assemblea Costituente, appunto. E venne eletto deputato già nel ’46.
Al Quirinale come Capo dello Stato fra il ’92 e il ’99, fu protagonista di una questione delicata – come ricordano tutti, in questi giorni, Scalfaro fu Presidente nel periodo più turbolento della storia recente della Repubblica: dalla strage di Capaci, due giorni prima della sua elezione, a Tangentopoli alla cosiddetta “Seconda Repubblica” – e molto “televisiva”.
Infatti, scoppiava nel 1993 uno scandalo che, secondo Scalfaro, era la ritorsione della “vecchia politica” nei confronti dell’inchiesta “Mani pulite”. Il Presidente, in un messaggio a reti unificate – che vedete nel video – pronunciò la celebre affermazione «Non ci sto». Era il 3 novembre 1993 e, come ricorda Wikipedia, il discorso di Scalfaro interruppe la partita di Coppa Uefa tra Cagliari e la squadra turca del Trabzonspor.
Il Corriere della Sera scriveva:
Tra l’ aprile e il novembre 1993 c’ e’ stato un tentativo di condizionare le scelte del presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, ma non ci sono gli elementi che dimostrino l’ esistenza di un complotto. Con questa motivazione la Procura della Repubblica di Roma ha chiesto l’ archiviazione del procedimento nei confronti dell’ ex capo del Sisde, Riccardo Malpica, e degli ex dirigenti Maurizio Broccoletti e Antonio Galati, per l’ ipotesi di reato di attentato agli organi costituzionali. Contestualmente la Procura ha sollecitato il rinvio a giudizio di Galati con l’ accusa di sottrazione di documenti concernenti la sicurezza dello Stato in relazione agli atti consegnati ai magistrati che si occupavano dell’ inchiesta sull’ illecita gestione dei fondi riservati del servizio segreto civile. In 15 pagine il procuratore aggiunto Italo Ormanni e i sostituti Franco Ionta, Giovanni Salvi e Pietro Saviotti, riconoscono che c’ e’ stata una serie di episodi che configurano l’ ipotesi di “complotto”, ma che non e’ stata raggiunta la prova riconducibile ai tre dirigenti del Sisde indagati
Una pagina oscura della nostra storia, insomma. Ancora da chiarire.