One Piece, la recensione: è una delle sfide più ambiziose di Netflix, ma una stagione è troppo poco per dire se è riuscita
La sfida è ardua, ma Netflix preferisce dedicarsi prima a conquistare quel pubblico che non conosce la saga, mentre chi già frequenta la ciurma di Cappello di Paglia può rifarsi gli occhi
Di serie tv ambiziose Netflix ne ha prodotte parecchie. Alcune sono riuscite, altre meno. One Piece, però, a prescindere dal suo successo, è destinata a diventare una delle sfide più complicate per la piattaforma che, con la benedizione del creatore dell’anime Eiichirō Oda, si è imbarcata in un’avventura che può avere solo due esiti: o la disfatta totale o il grande successo. Perché una saga famosa in tutto il mondo e lunga 25 anni come One Piece non può vivere nella mediocrità: per questo, gli occhi di tutti gli appassionati della ciurma di Cappello di Paglia sono puntati sull’adattamento live action che, però, non può limitarsi solo alla soddisfazione di chi già conosce la storia e non vuole subire alcun tipo di tradimento.
La recensione di One Piece, la serie tv
Un mondo che deve soddisfare due pubblici
Se non conoscete One Piece, è vostro diritto considerare la storia di una ricerca di un immenso tesoro lungo un mondo composto prevalentemente di mare ed isole un “racconto di pirati” e basta. Ma se, invece, siete un po’ più esperti dell’argomento, sapete bene che One Piece non può ridursi a questa definizione. Ebbene, Netflix si è trovata davanti alla difficoltà di far andare d’accordo il pubblico di entrambe le parti.
Come rendere accessibile ai propri abbonati una storia nata nel 1997 e che ancora oggi prosegue, con una miriade di personaggi ed archi narrativi lunghissimi e ricchi di dettagli fondamentali per lo sviluppo dei personaggi? Adattare One Piece potrebbe ricordare lo sforzo già fatto in passato, altrove, su altre saghe già arcinote ad un pubblico di settore: pensiamo, in primis, a Game of Thrones, sebbene in quel caso la sceneggiatura della serie ha avuto libertà maggiore nello svilupparsi (anche perché il nostro caro George R.R. Martin se la sta prendendo più che comoda nella stesura dei libri che dovrebbero chiudere la saga letteraria). Nel caso dell’anime, però, le attenzioni da prendere sono molte di più.
L’universo creato da Oda non solo vive di regole proprie, tra il reale ed il fantasy (e qui una nota a parte la merita il comparto degli effetti speciali, all’altezza della situazione. Per ora: perché anche in questo caso, di sfide, la produzione della serie ne avrà nel caso di rinnovo…), ma è in continua espansione. Riprendendo l’esempio di Game of Thrones, l’epopea dei Sette Regni ha la caratteristica di contrarsi con lo scorrere della narrazione, partendo da un’ampia gamma di personaggi e restringendo il cerchio più la conclusione era vicina. One Piece no, non può permettersi questo lusso.
Una stagione-prologo alla grande avventura
In quel di Netflix devono aver fatto bene i conti, quando hanno deciso di realizzare un live-action di One Piece: la progettualità di questa serie, se si vuole davvero rendere merito alla storia in sé ed a chi l’ha seguito e tutt’ora la segue, deve essere tale da garantire un certo numero di stagioni per espandersi a dovere.
Anche perché la prima stagione, quella disponibile da giovedì 31 agosto 2023, altro non è che un lungo prologo alle avventure di Luffy (Iñaki Godoy) e della sua ciurma. È ovvio che questa serie tv (così come nessun’altra serie tv tratta da una lunga saga) potrà mai riassumere perfettamente ogni accadimento proveniente dal manga, ma non può neanche esagerare con l’accetta.
La prima stagione di One Piece si presenta, in tutti i sensi. Gli otto episodi non fanno altro che introdurre al ritmo della narrazione, al genere di avventura, ai personaggi (basti pensare che a fine stagione la ciurma protagonista non si può dire ancora al completo)… Insomma, al mondo che Oda aveva in mente fin dal primo numero. Possiamo dire che l’esordio di questa nuova sfida di Netflix è sbilanciato più a favore dei curiosi che degli esperti della materia.
Per i fan, la meraviglia della visione
Per coloro che di One Piece sanno già vita, morte e miracoli, la serie tv di Netflix offre (per il momento) un altro tipo di goduria, quello legato alla visione ed alla creazione del mondo fino a oggi visto su carta o in versione animata. Lo sforzo produttivo, tra location nuove quasi in ogni puntata, una post-produzione che ha dovuto tenere conto di un protagonista che ha un’elasticità sovrumana ed un casting permettesse di trovare riconoscibilità ed un tocco di originalità, è degno di un grande progetto, quale è, appunto, One Piece.
Otto episodi sono, in definitiva, troppo pochi per capire se l’azzardo di Netflix sarà ripagato a lungo termine. Per ora, l’impegno è tutto rivolto a chi non conosce ancora Luffy e la sua ciurma e le loro vicissitudini: l’obiettivo, insomma, è creare nuovi fan, da aggiungere a coloro che sono in attesa che il “grosso” diventi live action.