Olivia Wilde: “Tredici” per il Dr. House, numero 1 per Maxim
Olivia Jane Cockburn vi dirà poco. Forse anche il nome d’arte Olivia Wilde non vi dirà molto, ma il motivo è semplice: siamo ormai abituati a sentirla chiamare con un numero, il “tredici”, affibiatole da quel cinico Dr. House che tra una battuta e l’altra l’ha voluta nel suo staff anche per il suo fascino
Olivia Jane Cockburn vi dirà poco. Forse anche il nome d’arte Olivia Wilde non vi dirà molto, ma il motivo è semplice: siamo ormai abituati a sentirla chiamare con un numero, il “tredici”, affibiatole da quel cinico Dr. House che tra una battuta e l’altra l’ha voluta nel suo staff anche per il suo fascino magnetico, oltre che per la bravura.
E’ così che quest’attrice, per metà newyorchese e per l’altra irlandese, s’è fatta conoscere al grande pubblico, dal 2003, tra il piccolo e il grande schermo. La consacrazione è arrivata due anni fa, con l’entrata nel cast del medical della Fox e, se non bastasse, con il primo posto assegnatole qualche giorno fa da Maxim nella classifica delle 100 donne più sexy dell’anno, davanti ad altre bellezze più prorompenti come Bar Rafaeli e Megan Fox, seconda e terza classificata, e ad altre star della tv come Eliza Dushku (quinta) e Jennifer Lowe-Hewitt (decima).
Già arrivata settima in un’altra classifica simile tempo fa, la Wilde (cognome d’arte in omaggio al celebre drammaturgo suo connazionale) ha fatto la sua prima apparizione tv nel serial “Skin”, sospeso dopo sole tre puntate dalla Fox. Le andrà meglio un anno dopo, quando entra nel cast della seconda stagione di “The O.C.”, in cui intepreta la bisessuale (proprio come la dottoressa Hadley) Alex, con cui avranno l’onore di uscire Seth e Marissa.
Il cinema arriva con “Conversation with other women”, in cui sfoggia per la prima volta una tinta bruna (ed ancora oggi si stupisce di fronte a chi non ci crede che sia bionda naturale perchè “non sono stupida”), che evidentemente le porta fortuna: arrivano altre pellicole, tra cui “Alpha Dog” di Nick Cassavetes e l’horror “Turistas”. Poi, il ritorno in tv con il drama “The Black Donnellys”, trasmesso lo scorso settembre in terza serata da Italia 1.
La rivoluzione della quarta stagione del “Dr. House”, in cui accanto al dottore più perfido della tv si decide di affiancare tre nuovi assistenti, è la sua occasione d’oro, con un ruolo ancora una volta forte ed affascinante: la dottoressa Remy (abbiamo dovuto aspettare un anno per sapere il suo nome) Hadley, bisessuale affetta -e lo scopre tramite un escamotage del suo capo- dal morbo di Hungtinton, che non le impedisce però di avere una relazione con un veterano delle serie, ovvero il Dr. Foreman (Omar Epps).
Nella vita privata, nel cuore della Wilde non c’è nessun dottore, ma “solo” un nobile: trattasi di Tao Ruspoli, figlio del principe Alessandro “Dado” Ruspoli e dell’attrice austro-americana Debra Berger. Con lui lavora alla Los Angeles Filmmakers Cooperative, “collettivo” per registi di documentari, oltre a formare una delle coppie più longeve di Hollywood: sposati da sei anni, i tabloid difficilmente si occupano di Oliva e Tao, che non sono mai stati fonte di gossip succosi da raccontare.
Olivia, insomma, preferisce un amore poco chiacchierato ed una carriera su cui lavorare passo dopo passo. E per costruirla, è disposta anche a farsi chiamare con un numero chissà per quanto altro tempo. Un metodo che, però, sembra funzionare.
Olivia Wilde, la numero 1 di Maxim che lavora per il Dr. House