Olimpiadi di Tokyo 2020, dubbi sull’accordo Discovery in Europa
Le Olimpiadi di Tokyo 2020 in tv non sono uguali per tutti: dubbi CIO per le polemiche in Italia e in GB su offerta free e strategia Discovery.
Come sta andando la copertura televisiva delle Olimpiadi di Tokyo 2020 in Europa? Prova a raccontarcelo Variety, analizzando la situazione delle reti pubbliche nazionali a fronte dell’accordo che la piattaforma americana ha stipulato ormai 6 anni fa con il CIO per l’acquisto dei diritti esclusivi di trasmissione in 50 paesi Europei per il periodo 2018-2024 mettendo sul tavolo 1,3 miliardi di dollari ed estromettendo così dai giochi (metaforici e olimpici) l’EBU – European Broadcasting Union e l’agenzia SportFive. Forse forse i conti non sono stati fatti molto bene, sia sul fronte dei venditori di diritti e che, di certo, sul piano dei fruitori, cosa che adesso parrebbe impensierire proprio il CIO a fronte delle tante polemiche registrate in Europa per l’offerta delle tv pubbliche.
Se pensate che sia solo l’Italia a soffrire della costipata offerta televisiva Rai, limitata alla sola Rai 2 e senza diritti streaming con tutte le difficoltà del caso a seguire gli eventi sportivi tricolore e con criteri di scelta che ovviamente inseguono popolarità e possibilità di ritorno in ascolti, dovrete ricredervi. La bibbia dello showbiz dà uno sguardo alla situazione televisiva del continente e le sorprese non mancano e interessano anche ‘mostri sacri’ del servizio pubblico come la BBC.
L’accordo di vendita dei diritti di 4 edizioni dei giochi olimpici estivi e invernali nel periodo compreso tra il 2018 e il 2024 (Pyeongchang 2018, Tokyo 2020/2021, Pechino 2022, Parigi 2024) prevedeva che per i Giochi estivi fossero garantite 200 ore di trasmissione in chiaro, ma non tutti i paesi sono riusciti a ‘strappare’ accordi per lo streaming. E in Italia abbiamo visto cosa questo sta comportando, in termini di offerta e di possibilità di copertura, con sovrapposizioni a volte imbarazzanti (e al netto della testardaggine del Tg2 che ne approfitta per massimizzare gli ascolti). Lo racconta anche Variety ai suoi lettori in giro per il mondo e la Rai non ci fa un figurone (nonostante gli sforzi che vanno riconosciuti per fare il meglio possibile, soprattutto da parte di chi è in prima linea e si deve beccare anche le proteste).
In Gran Bretagna la BBC ha ottenuto due feed live uno in chiaro e uno streaming e pare che abbia persino rischiato di non averne neanche uno: rumors di beninformati parlano di una trattativa di Discovery con ITV che avrebbe potuto ‘scippare’ le Olimpiadi alla tv di Stato che invece le trasmette dal 1960. Abituato, però, alla ricca offerta di feed simultanei che la BBC aveva stipulato direttamente col CIO per Londra 2012 (con i Giochi in casa è diverso) e per Rio 2016, il pubblico britannico ha ovviamente protestato e l’azienda ha dovuto spiegare ai telespettatori che l’impossibilità di seguire in live streaming tutte le gare determina “decisioni difficili” su cosa mostrare in diretta tv e cosa recuperare in differita.
“Le priorità variano a seconda degli appuntamenti live: sebbene l’obiettivo sia quello di accontare tutti, potremmo trovarci nelle condizioni di passare da un evento all’altro per la maggior copertura possibile”
ha spiegato la rete: l’ovvio, insomma. Ma il pubblico britannico era abituato molto bene. Dal canto nostro, noi ci stavamo però abituando a RaiPlay e diventarne orfani all’improvviso non è stato facile.
In Germania, invece, ARD e ZDF hanno ottenuto 350 ore di trasmissione in chiaro in tv, su Internet e anche in radio, anche se la parte del leone in Europa la fa France Télévisions ha comprato 650 ore di diritti in chiaro da trasmettere su tre diversi canali cui si aggiungono 3.600 ore di programmazione in streaming con la possibilità di proporre fino a 30 live feed simultanei. Praticamente la copertura Discovery in toto, o manca poco. Noi e gli irlandesi fanalini di coda, con la RTE che ha ottenuto 270 ore da trasmettere su un solo canale lineare.
Se sul fronte tv pubbliche la situazione non è rosea – con la sola eccezione della Francia verrebbe da dire seguendo le ricostruzioni di Nick Vivarelli ed Elsa Keslassy – qualche dubbio sembra arrivare anche dai corridoi di Discovery. Stando a fonti interne che hanno chiesto di restare anonime, l’investimento fatto per l’acquisto dei diritti europei (1,3 miliardi di euro, che sono comunque una minima parte rispetto ai 12 miliardi di dollari pagati dalla NBC per seguire 10 edizioni delle Olimpiadi fino al 2032 in esclusiva per gli USA) sono già stati fondamentalmente recuperati con la (ri)vendita dei diritti alle emittenti pubbliche nazionali, ma sembrerebbe ‘sfuggire’ la logica della politica commerciale: “E’ difficile capire quale sia il valore aggiunto per Discovery/Eurosport” si sente ‘vociferare’ in Discovery stando a quanto raccontato da Variety. E in effetti qualche dubbio sulla politica commerciale intrapresa anche in Italia per spingere gli abbonamenti è sorto (insieme ai dubbi sulla copertura in sé, sul layout dell’offerta, sui contenuti disponibili).
Qualche dubbio sarebbe sorto anche sul fronte CIO: telespettatori scontenti vuol dire anche sponsor scontenti, tanto più che se l’offerta è spezzettata, frammentata, per pochi e non per tutti, il vantaggio degli sponsor è ridimensionato. Il tutto peraltro è amplificato da questa edizione dei giochi senza pubblico e per di più osteggiata in Patria per paura dell’aumento dei contagi da Covid. Forse vendere il pacchetto europeo a Eurosport/Discovery ha sicuramente ridotto la fatica delle trattative singole, rete per rete, ma potrebbe non rivelarsi la miglior scelta strategica per il Comitato Olimpico Internazionale sul fronte dell’immagine e dei rientri economici. Non arriviamo neanche al principio olimpico dei ‘giochi per tutti’, oltre ogni differenza di religione, di provenienza geografica, di credo politico e di ‘censo’: qui si tratta di massimizzare profitti e rientri. E forse qualcosa potrebbe essere rivisto per Parigi 2024. Ce lo auguriamo.
Olimpiadi Tokyo 2020, gli ascolti Discovery
Intanto Discovery ha diffuso i risultati registrati nei primi nove giorni delle Olimpiadi di Tokyo 2020 (incluse le gare che si sono svolte dal 21 al 23 luglio e la cerimonia inaugurale). Il gruppo ha come dato di riferimento le Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018, le prime incluse nell’accordo col CIO: rispetto a quelle, Discovery dichiara di aver raddoppiato nella prima settimana il numero totale di abbonamenti fatto registrare con i Giochi invernali.
Sul fronte ascolti, il gruppo fa la somma tra le fruizioni dirette e quelle ‘indirette’, ovvero mediate dalle reti che hanno acquistato i diritti di ‘sub-trasmissione’: nella nota stampa, infatti, si legge che
“grazie all’approccio di distribuzione multipiattaforma che Discovery ha scelto di sperimentare in tutta Europa (FTA, PayTV e Direct to Consumer), più di 275 milioni di spettatori hanno avuto la possibilità di godersi ogni momento dei Giochi fino ad adesso. Tra questi, più di 100 milioni hanno usufruito dei servizi di copertura di Discovery in TV e in digitale, e altri 175 milioni attraverso gli accordi di sublicenza di Discovery con le emittenti partner in chiaro in tutta Europa”.
Per quanto riguarda i risultati di Eurosport, la nota precisa che
“Eurosport.com e le sue molteplici versioni per i mercati locali ha visto un’audience giornaliera da record, con una reach tre volte superiore allo stesso periodo di PyeongChang 2018. L’interesse per le Olimpiadi ha segnato un mese incredibile per Eurosport.com a luglio, con 54 milioni di utenti unici sulla piattaforma”.
I dati dettagliati e complessivi si avranno solo alla fine della competizione. Curioso comunque che la nota arrivi dopo l’articolo di Variety.