Olimpiadi 2012 – Spot Rai col voice over di Giampiero Galeazzi (video)
Nel promo, la citazione è per la storica vittoria dei Fratelli Abbagnale a Seul nel 1988, commentata proprio dal giornalista.
Anche la Rai si appresta a seguire (con il monte ore che avrà a disposizione, circa 200, e la sua squadra di 30 giornalisti giornalisti) le Olimpiadi 2012 di Londra, e sta mandando in onda, naturalmente, gli spot che anticipano la copertura da parte del servizio pubblico (che dovrà fare i contri con l’offerta di SKY: oltre 2000 ore live).
In uno degli spot, il protagonista è il canottaggio. E la voice over è quella di Giampiero Galeazzi, che descrive una sorta di gara di un’imbarcazione azzurra sulla quale si accomodano decine e decine di italiani-tipo, tutti gli spettatori delle Olimpiadi.
Ma la fonte d’ispirazione dello spot è un evento televisivo-sportivo che ci consente di fare un po’ di amarcord, anche grazie a Momenti di gloria. Era il 1988 e le Olimpiadi si disputavano in Corea del Sud. Giuseppe e Carmine Abbagnale gareggiavano per l’Italia nel canottaggio, specialità due con. Il con era il timoniere, Giuseppe Di Capua (detto Peppiniello). L’imbarcazione arrivò in finale. E gli azzurri si giocarono il tutto per tutto in un’emozionantissima gara che li vedeva contrapporti agli inglesi (un’imbarcazione addirittura leggendaria, con Sir Stephen Redgrave, probabilmente uno dei più forti canottieri di sempre e Andy Holmes), e ai temuti canottieri della Germania dell’Est. Giampiero Galeazzi faceva la telecronaca della gara.
E con un crescendo decisamente emozionante, con un trasporto raro, il giornalista accompagnò la gara dei due fratelli di Castellammare di Stabia, per arrivare stremato lui stesso ad esaltare la loro vittoria, con gli inglesi schiantati anche dai tedeschi. Gli Abbagnale vinsero l’oro, Galeazzi rimase senza voce.
Fu un momento che ricordo, personalmente, incollato al televisore con la mia famiglia, come estremamente emozionante, quasi epico. Forse questo ricordo è reso più incisivo dal tempo che è passato, dal fatto che io fossi appena decenne all’epoca, ed incline all’emozione.
Ma a riguardarlo, ancora oggi, mi sembra di ritrovare almeno un po’ di quelle sensazioni, e di una tv che raccontava gli eventi senza ossessione ma con coinvolgimento. Oggi parte di quella tv c’è ancora, forse. Fra i meandri delle telecronache sportive, affidata a questa o quella professionalità singola. E poi ci sono i ricordi che restano.