Ognuno è perfetto porta l’inclusività nella fiction Rai, senza tranelli
Il liveblogging e la recensione della prima puntata di Ognuno è perfetto, la miniserie di Raiuno remake di una serie belga con protagonisti Gabriele Di Bello, Edoardo Leo e Cristiana Capotondi
Una storia d’amore, di amicizia, ma anche un messaggio che vuole abbattere pregiudizi e costruire opportunità: è questo, in sostanza, Ognuno è perfetto, la miniserie in onda da oggi, 16 dicembre 2019, alle 21:25, su Raiuno. Sei episodi trasmessi in tre prime serate per raccontare di Rick (Gabriele Di Bello), Tina (Alice De Carlo) e la loro storia d’amore tra ostacoli e sorprese.
Ognuno è perfetto, recensione
La diversità tanto acclamata nei programmi tv deve poi essere applicata alla vita di tutti i giorni. E questo vuole dire anche alla quotidianità raccontata da una fiction. E’ quello che fa Ognuno è perfetto che, seguendo l’esempio della serie belga di cui è il remake, si prende in carico il coraggio di mettere in scena non uno ma un gruppo vero e proprio di ragazzi affetti da sindrome di Down e non di farli comparire davanti alla telecamera come comprimari, ma come protagonisti.
Il rischio, diciamolo subito, era quello di finire nel buonismo facile, nella favola strappalacrime con dialoghi scritti vent’anni fa. Ebbene, la vera sorpresa di Ognuno è perfetto è che questo rischio sparisce totalmente. Si assiste, piuttosto, ad una fiction che fa… la fiction.
Nessun acceleratore viene premuto sul buonismo, c’è equilibrio tra le storie dei giovani protagonisti e degli adulti e la regia di Giacomo Campiotti, che con Braccialetti Rossi aveva sfociato nel melenso, qui prende le giuste distanze e segue i protagonisti con la giusta cura.
L’inclusività vuol dire anche questo: non mostrare la diversità come fosse un trofeo, ma renderla comprensibile in tutti i suoi aspetti. Ognuno è perfetto, fin dalle prime scene, fa questo: si ride, ci si emoziona e ci si commuove, ma non per forza quando compaiono i protagonisti affetti da sindrome di Down. Tutti i personaggi vengono trattati allo stesso modo, ed è la miglior boccata d’ossigeno che questa fiction potesse regalarci.
Solo tre prime serate per una storia che è partita con il piede giusto potrebbero sembrare poco, eppure potrebbe essere la giusta misura per quello che da esperimento è diventato un chiaro messaggio sociale. Senza annoiare e guardare a tutti costi all’Auditel, ma avendo un obiettivo e seguendolo senza paure: come ogni fiction dovrebbe fare.
Rick, il lavoro e l’amore
Come detto, il protagonista è Rick, giovane affetto da sindrome di Down stufo di accettare “finti tirocini” e determinato a trovare un vero lavoro. Al suo fianco c’è il padre Ivan (Edoardo Leo), che ha da poco ceduto la sua azienda per poter passare più tempo con il figlio e permettere alla moglie Alessia (Nicole Grimaudo) di riprendere a lavorare.
Rick trova lavoro nel reparto packaging dell’Antica Cioccolateria Abrate, fondata da Emma (Piera Degli Esposti), oggi malata, e gestita da sua figlia Miriam (Cristiana Capotondi). E’ stata proprio lei a volere che il reparto accogliesse ragazzi affetti da sindrome di Down, per dare loro una vera opportunità lavorativa.
Il protagonista trova così, oltre ad un lavoro, anche dei nuovi amici: il responsabile Maurizio Cedrini (Aldo Arturo Pavesi), la sognatrice Giulia (Valentina Venturin), il finto spaccone Django (Matteo Dall’Armi) ed il gigante buono Cristian (Lele Vannoli). Conosce, però, soprattutto Tina, di cui si innamora. La storia tra i due sembra filare liscia, quando però un problema con il permesso di soggiorno della ragazza e di sua madre Katarina (Olivia Maniscalchi), entrambe di origine albanese, le costringe ad uscire dall’Italia.
Rick non si perde d’animo ed organizza con i suoi amici un viaggio oltre confine per raggiungere Tina, sposarla e farla tornare in Italia con la legge sul ricongiungimento familiare. La fuga del gruppo coglie di sorpresa Ivan e Miriam, che si ritrovano così a dover condividere un viaggio durante cui si conosceranno meglio.
Da una serie belga (con qualche differenza)
Ognuno è perfetto è co-prodotto da Rai Fiction e Viola Film ed è il remake di una serie belga andata in onda due anni fa, Tytgat Chocolat. Rispetto all’originale, però, la versione italiana scritta da Fabio Bonifacci ha numerose differenze, pur mantenendo il senso originale della serie: innanzitutto, spiega lo sceneggiatore, “abbiamo dato più spazio alle figure dei genitori, per raccontare un fenomeno straordinario della realtà italiana: il ruolo svolto dalle famiglie che, singolarmente e con le loro associazioni, affiancano e spesso sostituiscono l’offerta pubblica, garantendo elevati standard di servizi alle persone con la Sindrome di Down”.
Maggiore spazio anche all’idea di “trovare un lavoro vero”: “Parlando con decine di giovani con la Sindrome”, prosegue Bonifacci, “mi sono accorto che l’80% lo citava, dunque era giusto dargli il giusto peso”. Inoltre, nel gruppo in fuga è stato aggiunto un personaggio femminile, il ruolo del padre del protagonista ha avuto uno spazio maggiore ed il proprietario della cioccolateria da uomo è diventato donna.
“Alla fine”, conclude l’autore, “si è trattato di una riscrittura completa, anche se è rimasta intatta l’originale e potente idea della serie belga: l’avventura di un gruppo di giovani con la Sindrome che fugge per amore per le vie d’Europa”.
In fase di ricerca Bonifacci ha avuto la collaborazione di Anna Contardi di AIPD e Rosanna De Sanctis dell’Associazione di Idee di Bologna. Della serie tempo fa si era parlato anche di un remake inglese.
Il regista di Braccialetti Rossi
Dietro la macchina da presa c’è Giacomo Campiotti, artefice qualche anno fa del successo di Braccialetti Rossi. Ora, torna in tv con un’altra storia di amicizia, con dei protagonisti con cui, ha ammesso, ha dovuto trovare un nuovo modo di lavorare:
“Mi sono reso conto di quanto sarebbe stato difficile far recitare un copione definito ai ragazzi con la sindrome. Ho pensato allora che fosse necessario creare un forte spirito di gruppo per trasformare il duro lavoro del set in un grande gioco e fare in modo che i ragazzi fossero sempre aiutati e protetti durante le riprese ma anche fuori dal set”.
La tentazione di mollare c’è stata, ma il patto stretto con i ragazzi stessi ha spinto il regista ad andare avanti:
“Ho scelto di raccontarli allo stesso modo in cui ho sempre raccontato i miei personaggi, con amore e senza pregiudizi, non facendomi condizionare dalla sindrome, considerandola semplicemente come una delle innumerevoli caratteristiche e qualità che hanno. Quindi non ho mai mollato, non mi sono mai accontentato”.
La prima puntata
Nel primo episodio, Rick trova finalmente lavoro nel reparto packaging della cioccolateria, dove conosce Tina. Ivan, intanto, fa fatica a seguire il figlio, dopo aver passato anni ad occuparsi del lavoro, mentre con sua moglie Alessia le cose non vanno benissimo. A complicare il tutto Miriam, che vuole dare massima autonomia ai ragazzi del reparto, cosa non condivisa dall’uomo. Miriam, però, deve anche occuparsi del cda della cioccolateria, che vuole chiudere il reparto.
Nel secondo episodio, Rick e Tina si mettono insieme. Il ragazzo è felice, tanto da prendere bene la notizia che la madre deve andare a San Diego per lavoro. Miriam, intanto, con una sua proposta riesce a vincere sul cda ed a salvare il reparto. Le cose si mettono male quando Tina e sua madre Katarina, per alcuni problemi con il permesso di soggiorno, devono lasciare l’Italia.
Ognuno è perfetto, streaming
E’ possibile vedere Ognuno è perfetto in streaming sul sito ufficiale della Rai, e sull’app per smart tv, tablet e smartphone, mentre da domani si potrà vedere in Guida Tv/Replay.
Ognuno è perfetto, social network
Si può commentare Ognuno è perfetto su Twitter, utilizzando l’hashtag #OgnunoEPerfetto.