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“Occhio alla spesa” di Raiuno: tv di servizio o teatrino?

“Occhio alla spesa“, il programma di Alessandro Di Pietro dalle 11 del mattino per un’ora su Raiuno tutti i giorni feriali tranne il sabato con inizio posticipato alle 11.35, è la Melevisione per casalinghe e pensionati. Questo programma, giunto alla sua quinta edizione, ha cambiato già da molti anni collocazione oraria arrivando prima (e non

di aleali
14 Marzo 2008 08:00

Occhio Alla Spesa Raiuno

Occhio alla spesa“, il programma di Alessandro Di Pietro dalle 11 del mattino per un’ora su Raiuno tutti i giorni feriali tranne il sabato con inizio posticipato alle 11.35, è la Melevisione per casalinghe e pensionati. Questo programma, giunto alla sua quinta edizione, ha cambiato già da molti anni collocazione oraria arrivando prima (e non dopo) “La prova del cuoco“, trasformandosi da programma di servizio ad una sorta di infotainment di basso livello.

Più che servizio pubblico mediato dall’intrattenimento, “Occhio alla spesa” sembra il frutto di un’errata analisi gerontologica. In ogni puntata, fin dagli esordi, Di Pietro alza la voce in una teatrale performance di indignazione sul rialzo dei prezzi, giusto per marciarci sopra e aizzare la casalinga. Per accusare il governo e il garante dei prezzi? I commercianti? Dio, forse? A vederlo bene, il baffuto conduttore sembra si annoi parecchio in quel teatrino di commedianti sparsi per la scenografia che “spezzano” con aneddoti, annunci e lanci delle rubriche.

Ai fatti il programma spiega ancora oggi con chiarezza cose banali che spesso ignoriamo sui prodotti d’uso quotidiano, ma nel momento topico in cui la competente produttrice chiarisce la differenza tra due cose che fino a ieri sembravano uguali, arriva Tony Santagata a cantare un brano che ha come leit motiv la camomilla. Come se il pubblico di riferimento fosse così ignorante e diseducato da non riuscire a seguire quattro minuti di dialogo senza necessità di un’idiozia nel mezzo.

La signora in pantofole a casa che passa lo Swiffer forse si diverte, certo, ma dal costruire un prodotto fruibile al trattare la spettatrice da mentecatta, ce ne passa. Basta esemplificare partendo dall'”intervista al prodotto“, nella quale viene data parola alla merce che si auto presenta con voci fiabesche e dialettali fino allo strutturatissimo gioco dove bisogna dire un numero da uno a dodici per far cantare la canzone giusta al virtuoso Santagata.

Passi il servizio dove si vede la fase di lavorazione del prodotto in fabbrica con Simona Cantoni, passi il curioso tour con collegamenti Umts dai mercati italiani per monitorare live i prezzi, ma quando l’egocentrico conduttore dietro un banchetto da simil tribunale con scritto sopra “Io protesto“, proclama che dei presunti criminali informatici inviano spam truffaldina, inizio a pensare che si giochi un po’ troppo al terrorismo psicologico. Sensibilizzare è doveroso, gridare allo scandalo perchè il salmone affumicato aumenta del 3%, no.

Rai 1