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Nuovo, nuovissimo, praticamente riciclato

C’è questa bella abitudine, ogni qualvolta si voglia lanciare un prodotto – e in questo i programmi televisivi non fanno eccezione: sono prodotti – di sfoderare l’aggettivo nuovo, come se il nuovo fosse veramente l’unica qualità di cui abbia senso parlare. Come se tutto il non nuovo non abbia per questo dignità. Nella televisione italiana,

pubblicato 21 Giugno 2007 aggiornato 6 Settembre 2020 07:22


C’è questa bella abitudine, ogni qualvolta si voglia lanciare un prodotto – e in questo i programmi televisivi non fanno eccezione: sono prodotti – di sfoderare l’aggettivo nuovo, come se il nuovo fosse veramente l’unica qualità di cui abbia senso parlare. Come se tutto il non nuovo non abbia per questo dignità.

Nella televisione italiana, poi, questo bearsi della novità è davvero ridicolo, e per convincersene basta dare un’occhiata ai palinsesti e alla quantità di proposte riproposte.

Nuovo era anche – a detta di chi l’ha pubblicizzato – l’esperimento di docufiction di Mentana a Matrix. Nuovo. Come no. Bisognerebbe ringraziare Aldo Grasso che nel suo spazio di ieri sul Corriere, pur ammettendo di non amare il programma – peccato -, riconosce almeno in Italia il primato di questo genere di cose a Chi l’ha visto. Insieme a altri programmi del genere, come Telefono giallo, Io confesso. Anni ’80, signori.
E gli esempi di programmi che hanno fatto propria la ricostruzione, be’, si sprecano. Fra i meno riusciti ricordo, per esempio, Invisibili. Programma che ho adorato finché si è occupato di raccontare storie seguendo le vite dei protagonisti (i barboni), ma verso il quale ho perso interesse quando sono iniziate le ricostruzioni delle motivazioni che avevano portato il barbone a fare o a subire quella scelta di vita.

A volte, anche se in televisione c’è l’ossessione del vedere, a tutti i costi, a volte dicevo è preferibile il racconto di un primo piano, di un paio d’occhi.

Allora, due domande. Perché Erba – I giorni dell’odio aveva la pretesa di essere qualcosa di nuovo? Era nuovo per Matrix. Non in assoluto.
E perché il racconto dev’essere per forza ridotto a finzione?

Tornando poi ai tre programmi citati da Aldo Grasso, be’, piacciano o meno al critico più famoso d’Italia, di almeno uno di essi, Chi l’ha visto, va detto che – almeno secondo il sottoscritto – esso incarna una delle modalità secondo cui dovrebbe operare il pubblico servizio. Inoltre, il programma non cavalca l’onda scandalistica di questo o quel caso di cronaca urlata. Si occupa di casi, grandi e piccoli. E lo fa con grande dignità.