Non smettere di sognare – La serie (che non serviva)
Non smettere di sognare – La serie – Seconda puntata Non smettere di sognare – La serie è andata in onda ieri con il secondo di otto appuntamenti in prima serata su Canale5: ormai è tutto definito, non ci si possono aspettare grandi variazioni sul tema, e quindi ci si può anche permettere di abbozzare
Non smettere di sognare – La serie – Seconda puntata
Non smettere di sognare – La serie è andata in onda ieri con il secondo di otto appuntamenti in prima serata su Canale5: ormai è tutto definito, non ci si possono aspettare grandi variazioni sul tema, e quindi ci si può anche permettere di abbozzare una critica ragionata.
Primo. A cosa serve, Non smettere di sognare? Ispirata, senza mezzi termini, alla storica Saranno Famosi, che già aveva avuto un clone spagnolo in Paso Adelante e poi un clone italiano del clone spagnolo – sempre per Mediaset – in Grandi domani, questa Non smettere di sognare cerca di giocare una carta aggiuntiva: il mondo del talent show. Se prima si parlava di scuole d’arte e basta, ora si aggiunge il carico da novanta, la scuola d’arte del nuovo millennio, il talent (si ammicca, ovviamente, ad Amici. Ma c’è un problema: se vuoi ammiccare ad una realtà che funziona – e che pure va via via perdendo di interesse negli anni e nelle edizioni che si susseguono – devi proporre una scrittura verosimile, che affronti bene le dinamiche del talent, che emozioni. E per la fiction replicare il reality del talent, ovvero quella fiction che si immerge nella realtà e che riemerge attraverso montage e trasmissioni in diretta, è molto difficile. Forse addirittura inutile.
Secondo. L’idea di scavare nei meccanismi di un programma televisivo col dietro le quinte, i casting, le selezioni, le dinamiche di produzione, quel marcio di cui tutti hanno sentito parlare, o che, perlomeno, tutti immaginano – c’è, per esempio, la cattiva di turno, destinata a una drammatica sconfitta, che è disposta a vendersi, pur di partecipare al talent show “Non smettere di sognare” – non è per nulla malvagia.
Solo che per raccontare un’arena setting bisognerebbe farlo nel migliore dei modi, anche qui attingendo dalla realtà per rientrare nel verosimile.
E quando si vede una scena in quella che dovrebbe essere la regia con il regista che dice “Pronti a staccare sulla uno? Ecco, ora”, be’, tutta la verosimiglianza va a farsi benedire. Staccare sulla uno non è un evento mistico, non accade una volta in una puntata, non si comunica così in una regia. E’ un’inezia, certo. Ma i dettagli sono importanti. Allora, dopo il salto vi propongo l’inizio del pilot di Studio 60 on the Sunset Strip (purtroppo chiusa, ma fino a ora inarrivabile per qualità della rappresentazione del mondo televisivo). Per mostrare cosa intendo, per verosimiglianza.
Terzo. Non smettere di sognare non raggiunge questa qualità di scrittura nemmeno per sbaglio. Non ce la fa mai. I casi di puntata non sono per nulla interessanti, né lo è la prevedibilissima linea orizzontale. I personaggi sono stereotipati, a tratti macchiettistici.
C’è un abuso di ralenty e di effetti sonori tipo swissss e un eccesso di montaggio nelle scene di ballo.
La messa in scenta del talent nel programma non è mai credibile: s’è mai visto uno studio di un talent show così buio? Le sequenze che vorrebbero essere puntate del talent sembrano sequenze che scimmiottano un qualcosa di mai visto. Eppure, Amici ce l’avevano in casa, da copiare bene. Persino la grafica è talmente minimal da risultare brutta (vedi immagine in testa) e quindi assolutamente inverosimile. C’era tutto lì, era tutto da copiare, abbellire, rendere più interessante. Bastava ispirarsi alla vita vera. E invece.
Insomma, a parte l’avvenenza di parecchi membri del cast, a parte l’interesse per il progetto in sé – che peraltro inserisce nel cast anche ex concorrenti di talent, cosa che in qualche modo avrebbe dovuto rendere tutto più credibile e più appetibile. Ma perché mai il pubblico di un talent show dovrebbe guardare i propri beniamini che fingono di essere loro stessi in una versione da fiction? – non si vede proprio perché guardarlo, questo Non smettere di sognare.
Ed è un vero peccato, perché, come al solito, si poteva fare molto di più e molto meglio.
E’ un vero peccato perché la fiction italiana merita di più.
Non si può fare, come Studio 60? Non ci credo.