Non perdiamoci di vista, nella notte de La Talpa
Mentre l’Italia realityshow si concentrava – anche giustamente – sulla finale de La talpa 3 (qui la cronaca liveblogging), il sottoscritto, che sempre più si gode il piacere di studiare e recensir programmi a regime – mi sono convinto, nel tempo, che le prime puntate siano troppo facili da esaltare o da criticare. O meglio,
Mentre l’Italia realityshow si concentrava – anche giustamente – sulla finale de La talpa 3 (qui la cronaca liveblogging), il sottoscritto, che sempre più si gode il piacere di studiare e recensir programmi a regime – mi sono convinto, nel tempo, che le prime puntate siano troppo facili da esaltare o da criticare. O meglio, che il vero sapore di un programma si respiri a regime. Nulla toglie, questo, alla bella recensione che vi offrimmo dopo la prima puntata, a firma kaos – si godeva Non perdiamoci di vista.
Si godeva dunque, il sottoscritto, questa meraviglia della natura che è Paola Cortellesi. Brava, bravissima in tutto. Proprio in tutto. Canta, recita, è bella, ha fascino. Eppure non riesce a scegliere il programma giusto. Oppure, non riescono a cucirglielo addosso. O forse è destinata a fare la spalla.
Tant’è, Non perdiamoci di vista è un programma gradevole, piacevole, bello, leccato, qualitativamente alto, con dei picchi di grande comicità (su tutti, Giobbe Covatta, ieri sera straordinario), ma ha il sapor retrò di un curioso varietà su RaiTre, che non è una rete da varietà.
Non è ficcante quanto potrebbe nei testi, ha un pericoloso – gradevole, ma non ai più, com’è evidente dagli ascolti, che pure non influenzano minimamente questa mia critica, sia chiaro – ritmo teatrale. Del resto, l’impianto scenico è teatrale. E allora, essendolo, sarebbe bello che i gobbi elettronici fossero nascosti alla vista invece di apparire di quando in quando nelle inquadrature. Così, per dire.
E’ un bel programma, ma non ha anima, non ha cuore, non ha fegato di scardinare veramente i meccanismi di quel sistema che si vorrebbe mettere alla gogna. E così, per esempio, a me, che sono fan da sempre della bravissima Cortellesi, viene da pensare che la sua imitazione del Ministro Gelmini sia anni luce lontana dall’esilarante Gelmini della piccola Guzzanti – sebbene non sia bello far confronti -. Mi viene da pensare che vedere Paola cantare – benissimo – Se telefonando, in maniera del tutto decontestualizzata, non ha alcun senso.
Mi viene da pensare che dopo Nessundorma, dopo questa seconda chance, forse per un bel programma della Cortellesi sarebbe necessario ripensare il tutto, rivedere la squadra – pur formata da signori professionisti -, rivedere il concept stesso della tipologia di programma che si può affidare a una donna (troppo) brava in tutto.
E’ possibile, mi chiedo, che il suo talento innato non possa essere canalizzato in un programma vivo con un impianto scenico originale? E’ possibile che, come Nessundorma, Non perdiamoci di vista debba avere di tutto un po’ senza riuscire a sfondare? E’ possibile, ed è anche evidente. Peccato. Un’altra occasione persa.