Non perdiamoci di vista la Cortellesi. Mandelli, bah
“Non Perdiamoci di Vista” dev’essere visto con il metodo della qualità. Paola Cortellesi è una perfetta attrice comica, una brillante attrice, una perfetta cantante. Ma non sa condurre. Ed è per questo che c’è Francesco Mandelli, navigato presentatore vicino ai giovani (con due g) della generazione Mtv. Ma ha perso (per ora) la sua occasione
“Non Perdiamoci di Vista” dev’essere visto con il metodo della qualità. Paola Cortellesi è una perfetta attrice comica, una brillante attrice, una perfetta cantante. Ma non sa condurre. Ed è per questo che c’è Francesco Mandelli, navigato presentatore vicino ai giovani (con due g) della generazione Mtv. Ma ha perso (per ora) la sua occasione di stupire: si trascina e boccheggia.
Lo show che avete visto su Raitre sfiorava la delizia in alcuni tratti, ma in altri si avvicinava pericolosamente alla modalità “ruba ascolti alla De Filippi il sabato sera speriamo dai”. I momenti migliori infatti erano quelli di spettacolo meno canonico: l’imitazione pungente e satirica della Santanché e del Ministro GelMini-Pimer, la Leosini che umilia i suoi interlocutori, la presenza di un coro gospel, quel sapore di qualcosa di non troppo dissimile dal Saturday Night Live originale americano. Apice emotivo per il monologo “La mia famiglia siamo…”: semplicemente commovente. E poi gli ospiti di prestigio, una bella cosa.
Nel complesso però “Non perdiamoci di vista” colpisce solo un poco senza un crudele affondo, un po’ come nella scherma olimpica. Lo studio work in progress e l’impostazione del programma ricorda più le prove generali di uno spettacolo da definire che qualcosa di perfettamente studiato. Forse si voleva rendere tutto più “live”, più sincero (con il gobbo visibile dovunque, però) e invece perde spesso ritmo, rallenta troppo in alcune fasi e ha poche idee azzeccate.
Come mai la Cortellesi in uno spazio intimistico e riservato (e quindi circoscritto) come “Parla come me” sfiorava la divinità e qui si depotenzia? Facile: un pezzo da novanta non ha bisogno di uno studio da bestia da palcoscenico, non ha bisogno di una mole oceanica di pubblico in studio ultra cinquantenne che sta lì ma non sa perché e di un presentatore barra spalla interessante ma in fondo niente di che.
Consigli? Più contatto con la strettissima attualità, un po’ più di cura nei testi di conduzione, meno sapore di già visto e di già sentito. C’è troppa aria, per assurdo, da spin off di uno show di successo, che è pur sempre meglio di una replica, ma rimane comunque un residuo con poco mordente.