Non mi lasciare, i meriti di un poliziesco che rischia (non troppo), ma la vera protagonista è Venezia
Il crime alza l’asticella delle tematiche affrontato la questione dei pericoli sul web per i minori, ma è Venezia a rubare la scena per tutto il tempo…
Diciamolo subito: la Rai ha avuto sì coraggio nel portare in una fiction da prima serata un tema come quello dell’adescamento dei minorenni e dei pericoli del web. In un’epoca in cui internet è diventato qualcosa di cui siano tutti dipendenti ed a cui tutti ci affidiamo, ricordarci che quella rete nasconde tanti, troppi, angoli bui, non fa mai male. Non mi lasciare parte con queste intenzioni, e fin dal primo episodio mostra i muscoli di una storia che vuole fare leva proprio su questo.
Non mi lasciare, la recensione
Raiuno vuole sì osare con questa storia, ma al tempo stesso non vuol fare scappare il suo pubblico affezionato. Nel costruire la trama ed i personaggi, quindi, si è dovuto lavorare ad una sorta di compromesso, tra l’affidabilità di un racconto chiaro, con personaggi facilmente identificabili (ed attori altrettanti riconoscibili, in primis la sempre brava Vittoria Puccini) e la volontà di alzare l’asticella del poliziesco della tv generalista, andando oltre il caso di puntata e, soprattutto, l’argomento già visto altrove.
In questo, Non mi lasciare riesce a trovare un equilibrio che non spaventa il pubblico tradizionalista ma riesce anche ad avvicinare i più allergici alla fiction. Certo, qualcosa va lasciato indietro, in particolare una sceneggiatura che a volte deve tirare il freno a mano per non far perdere il filo del discorso, o scene scritte proprio per dare una tregua al pubblico dalla parte crime ed alimentarne una più sentimentale, alternando i due toni nel corso di ogni puntata.
In mezzo, c’è quella che a nostro dire è la vera novità di questa serie: Venezia. Perché, come ampliamente annunciato in sede di conferenza stampa ed anche prima, la città veneta non era mai stata protagonista assoluta di una fiction italiana, fino ad oggi. Paypermoon Italia si prende così il merito di avere avuto il coraggio produttivo di allestire un set in una città tanto affascinante quanto difficile da gestire logisticamente per delle riprese che durino così tanto.
Un merito condiviso con il regista Ciro Visco, che forse ha avuto il compito più difficile di tutti: raccontare una Venezia che non fosse la Venezia delle gite romantiche, quella delle foto #nofilter da condividere sui social e dei ricordi di una vacanza passata. La Venezia di Non mi lasciare deve rispondere a determinate regole, le stesse seguite da qualsiasi crime che si rispetti, e quindi deve comparire come una città dove il crimine possa vivere e co-esistere con la bellezza.
Se dovessimo trovare un motivo per seguire Non mi lasciare, sarebbe proprio questo: godere della visione di una Venezia come raramente la tv ce la mostra, lontana dal red carpet del Festival del Cinema e del glam, ma una città che riesce a prestarsi al ruolo che la sceneggiatura le ha imposto, diventando -veramente, in questo caso- un personaggio capace di rubare la scena a tutti.