Non è una televisione per Daniele Luttazzi: “Anche Sky mi ha rifiutato”
Un mostro della televisione cacciato dalla televisione: la storia politica e catodica di Daniele Luttazzi la conosciamo e non è questa la sede per ritracciarla nelle sue fosche tinte dittatoriali e di regime. Fatto sta che il geniale artista satirico non torna a farsi incorniciare il viso da una telecamera dal 2001. Nel frattempo tantissimo
Un mostro della televisione cacciato dalla televisione: la storia politica e catodica di Daniele Luttazzi la conosciamo e non è questa la sede per ritracciarla nelle sue fosche tinte dittatoriali e di regime. Fatto sta che il geniale artista satirico non torna a farsi incorniciare il viso da una telecamera dal 2001. Nel frattempo tantissimo teatro, libri e altri progetti creativi come una nuova corrente musicale, la New Disco – “un mix di temi sociali e temi scabrosi narrati a ritmo dance. Un genere che spacca”, come ha spiegato lui stesso in un’intervista al sito “CronacaQui”. Luttazzi ha anche affermato di non intendere più proporre imitazioni di politici perché “sono stufo delle parodie di Brunetta, Berlusconi o Tremonti. […] Con la bocciatura del Lodo Alfano, Berlusconi finalmente sarà processato e di conseguenza il regno birbonico è finito. Adesso diventa quindi impellente preoccuparsi di chi gli ha dato il potere, degli italiani che lo hanno votato e che sono complici del suo successo”.
Ma la vera rivelazione, Luttazzi la fa proprio discernendo delle conseguenze dell’editto bulgaro che gli è capitato in sorte:
“E’ dal 2001 che mi tengo allenato per tornare a fare televisione. Ma non posso fare satira sul piccolo schermo: non ho spazi. Ho bussato a tutte le porte, senza risultato. Persino Sky, quando mi proposi per un tg satirico, inizialmente si mostrò interessata. Ma poi mi chiesero se ero disponibile ad accettare eventuali tagli di battute. Risposi che mettere i paletti alla satira significa mettere i paletti alle opinioni ed è anticostituzionale. E così sono spariti”.
Come dice Roberto Saviano: verità e potere non coincidono mai.