Home Che Tempo Che Fa Gallera diserta Non è l’Arena e dice ‘no’ a Fazio. Ma i due talk parlano lo stesso di lui

Gallera diserta Non è l’Arena e dice ‘no’ a Fazio. Ma i due talk parlano lo stesso di lui

Giulio Gallera non si presenta a Non è l’Arena, dove era stato annunciato, e rifiuta l’invito di Che tempo che fa. Ma sia Giletti che Fazio commentano ugualmente il video della gaffe sull’indice di contagio

pubblicato 25 Maggio 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 01:32

Annunciato come ospite da una parte, invitato dall’altra. Ma assente in entrambi i casi. Giulio Gallera diserta Non è l’Arena e non risponde all’appello di Che tempo che fa, con Massimo Giletti e Fabio Fazio che avrebbero voluto intervistare l’assessore alla sanità della Lombardia per affrontare con lui la situazione del contagio in regione.

Gallera era previsto nel talk di La7 sin dalla vigilia, fino a quando il conduttore ha dovuto comunicare in extremis la rinuncia da parte dell’assessore. “Stasera Gallera non c’è, doveva venire qua. E’ impegnato? Magari ci sta guardando”.

Quasi in contemporanea Fazio su Rai 2 svelava di aver contattato sia il presidente Attilio Fontana che lo stesso Gallera, ottenendo tuttavia due rifiuti: “Hanno ritenuto di non venire, va bene così”.

Da due giorni al centro dell’attenzione per una gaffe sull’indice di contagio commessa durante la conferenza stampa quotidiana, Gallera sarebbe stato interpellato proprio sull’episodio, capace di scatenare le critiche e le ironie dei social. Filmato che è stato comunque riproposto, con annessi commenti in studio.

Se da una parte Roberto Burioni ha sottolineato l’errore senza giustificazioni, a Non è l’Arena è stato il viceministro della salute Pierpaolo Sileri ad ammorbidire lo scivolone: “E’ stato un tentativo di spiegare semplicemente un concetto, tranquillizzando le persone, ma gli è uscito male. Io da medico ho capito cosa intendeva, ma l’ha spiegato male”.

Va detto che già sabato sera Gallera aveva provato a difendersi a Stasera Italia Weekend, dove aveva negato l’abbaglio e incolpato giornalisti, blogger e avversari politici.

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