Non ci sono più gli Heroes di una volta
Se dovessi rivedere la prima stagione di “Heroes” adesso e confrontarla con la seconda-si è conclusa ieri sera su Italia1– e la terza attualmente in onda in America, probabilmente mi troverei di fronte alla sensazione di seguire due serie differenti. E non è una bella cosa.Se la prima serie aveva infatti un non so che
Se dovessi rivedere la prima stagione di “Heroes” adesso e confrontarla con la seconda-si è conclusa ieri sera su Italia1– e la terza attualmente in onda in America, probabilmente mi troverei di fronte alla sensazione di seguire due serie differenti. E non è una bella cosa.
Se la prima serie aveva infatti un non so che di magico, con personaggi affascinanti e tutti da scoprire, le prime avvisaglie che qualcosa non andava nel progetto a lungo termine hanno iniziato a farsi sentire nella seconda stagione. Ma lo sciopero degli sceneggiatori, che l’ha ridotta ad appena 11 episodi, ha fatto rimandare ogni tipo di sospetto.
Ora che la Nbc sta trasmettendo la terza stagione (di cui qui vi proponiamo la gallery), però, non ci sono scuse: “Heroes” in questi due anni ha subito un declino non solo negli ascolti -dai 14 milioni della prima serie ai 9 di quest’ultima-, ma anche in termini di sceneggiatura. E le prime teste sono già cadute (attenzione: dopo il salto trovate anticipazioni sulle nuove puntate).
Trattasi di Jeph Loeb e Jesse Alexander (al lavoro in precedenza su serie come “Alias”, “Lost” e “Smallville”), produttori esecutivi dello show fin dalla prima stagione, accusati di aver sforato il budget. Al loro posto, secondo indiscrezioni, dovrebbe arrivare Bryan Fuller, già consulente del telefilm ma soprattutto creatore di “Pushing Daisies”.
Mi sembra difficile, però, che si possano risollevare in così poco tempo le sorti di una storia già scritta. Il problema, stando ai primi episodi, sta in un eccessivo pathos, a volte ridicolo, altre noioso, che pare voglia rimandare a chissà quanto il vero colpo di scena della stagione.
Ci troviamo così di fronte a puntate in cui Peter (Milo Ventimiglia) sussurra parole di minacce a Sylar (Zachary Quinto) -a cui sarà più vicino di quanto possa immaginare-, mentre Claire (Hayden Panettiere), affetta dalla sindrome dell’eroina teenager che non prova dolore ed odia il padre, cerca di aiutare a modo suo a sconfiggere la Compagnia, ma non la confusione che aumenta sempre più. A questo, aggiungete il tema dell’ambiguità tra il bene ed il male presente fin dal sottotitolo delle prime 13 puntate, “Villains” (le successive saranno chiamate “Fugitives”).
Ed intanto scopriamo che Niki (Ali Larter) è sì morta nell’incendio dell’ultimo episodio della seconda stagione -cosa che non possiamo dire di Nathan (Adrian Pasdar)-, ma rivedremo lo stesso la sua interprete, in un ruolo che racconta qualcosa di più sul suo personaggio, ed invece Suresh (Sendhil Ramamurthy) non sarà più lo stesso per colpa della sua ambizione. Tutti elementi che, invece di dare ritmo, ci fanno sentire un po’ presi in giro.
Mi spiego meglio: se nella prima stagione ogni personaggio viveva la sua storia e incontrava gli altri per un preciso motivo che sarebbe stato chiarito nel giro di poche puntate, ora la sensazione è che si stia andando a tentativi, e che si stia allungando un po’ troppo il brodo.
Neanchel’aver riportato il cast alle origini, eliminando i personaggi di Monica (Dana Davis) e Maya (Dania Ramirez) -quest’ultima più avanti negli episodi- non sono serviti a ridare dignità ad una sceneggiatura che, è il caso di dirlo, perde sempre più i suoi poteri.
La cupezza che fa da sfondo alle storie non fa altro che alimentare le disattese di milioni di fan, che speravano di ritrovare i loro beniamini ai fasti dei primi episodi, il cui fascino non trova spazio in questa terza stagione.
Ed a proposito di spazio, unica nota positiva di “Heroes” rimane Hiro (Masi Oka), coerente col suo passato da eroe integerrimo, alla ricerca stavolta di una formula che in mani sbagliate può provocare la distruzione, e solo portatore di sorrisi e boccate d’aria tra una scena di bisbigli ed un’altra di “non puoi neanche immaginare…”. Ovviamente questo grazie ancora alla sua fedele spalla Ando (James Kyson Lee), ma anche a Brea Grant, interprete di Daphne, ragazza superveloce che instaurerà con Hiro un rapporto di odio/amore -non a caso lui la chiamerà “nemesi”-. Sempre lei, infine, sarà legata a Matt (Greg Grunberg), sparito in Africa a ritrovare sé stesso.
Escluso quest’ultima parte, però, tutto il resto si concentra sul catastrofismo e l’eterno tentativo di sconfiggere i cattivi, con relativi colpi di scena. Nulla di nuovo rispetto alla seconda stagione: manca poco, insomma, per la batosta finale. Che ci auguriamo non arrivi mai, così come speriamo che Tim Kring o chi per lui si decida a “salvare la cheeerleader” e soci per salvare “Heroes”.