Ogni tanto capita che Sky, pur di raggiungere una platea più vasta possibile ed avvicinarsi a quella platea generalista che resta salda sui primi sei canali del telecomando, debba inventarsi dei progetti che si allontanano drasticamente da quella mission sempre proclamata di offrire contenuti ben pensati per un pubblico in cerca di qualcosa di differente. Solo così ci spieghiamo l’operazione di Non ci resta che il crimine-La serie, sequel (necessario?) dei tre film che avevano conquistato il grande schermo, adattato ora per la televisione con quelle dovute modifiche al format che, però, lasciano ancora qualche perplessità.
La recensione di Non ci resta che il crimine-La serie
Il punto della riuscita non ottimale dell’operazione è proprio questo: Massimiliano Bruno (artefice della trilogia cinematografica e della serie) ha costruito una serie il cui racconto salta di episodio in episodio agganciandosi a situazioni e sketch già visti.
Ci riferiamo ai continui riferimenti al futuro fatti dai tre protagonisti nel 1970, ma anche ai battibecchi dei tre protagonisti su quando tornare nel presente, o ancora agli incontri con le loro versioni più giovani o con i loro famigliari (il personaggio di Moreno, interpretato da Marco Giallini, aveva già incontrato sua madre da piccola nel terzo film, così come si era rivisto da bambini nella prima pellicola). Tutte situazioni che, insomma, dai film vengono trasposte nella serie, perché se lì hanno funzionato sarà lo stesso anche qui, no?
Può essere, ma così facendo la serie tv tratta da Non ci resta che il crimine diventa un sequel di cui avremmo fatto a meno, se non fosse per la mano di Sky che, evidentemente, ha fatto delle richieste affinché la serie tv diventasse qualcosa di altro rispetto ai film.
La serie, infatti, riesce laddove tre (tre!) film non erano riusciti, ovvero dare ai protagonisti uno spessore che vada oltre la semplice battuta o gag e raccontarne dei lati davvero inediti. Ecco che, quindi, il motore scatenante di questo nuovo viaggio nel tempo non è un crimine vero e proprio, ma la ricerca della vera famiglia di Giuseppe (Gian Marco Tognazzi); il burbero Moreno finalmente s’innamora e rivaluta il padre, mentre Claudio (Giampaolo Morelli) trova davvero se stesso nel disperato tentativo di affermarsi nel passato appropriandosi di grandi successi di oggi.
Viene data più attenzione ai personaggi secondari, in primis quello di Duccio (Maurizio Lastrico), di Linda (Grace Ambrose) e Matilde (Sara Baccarini), puntando con le ultime due su un cast più attento alla raffigurazione odierna dei ruoli femminili.
Non basta, però, a dare a Non ci resta che il crimine-La serie un suo senso: la saga potrebbe continuare con nuovi viaggi nel tempo, ma il rischio è davvero di creare un loop narrativo da cui quel pubblico che Sky voleva raggiungere potrebbe finire con il fuggire.