NO GURU, NO PARTY: il caso di Raimondo Vianello…
Accade sempre così, e va bene così (?).Quando muore un grande dello spettacolo tv, del cinema e del teatro di rivista. le pupille dei giornalisti e opinionisti si allagano di lacrime stile cascate del Niagara. Lo conosciamo tutti il detto “lacrime di coccodrillo” ma bisogna dire che questo andazzo di piangere sui cadaveri fa schifo.
Accade sempre così, e va bene così (?).Quando muore un grande dello spettacolo tv, del cinema e del teatro di rivista. le pupille dei giornalisti e opinionisti si allagano di lacrime stile cascate del Niagara. Lo conosciamo tutti il detto “lacrime di coccodrillo” ma bisogna dire che questo andazzo di piangere sui cadaveri fa schifo. E dico il perchè.
Leggendo e sentendo le lacrime pesanti come mattoni da rigurgito, salvo alcuni pochi casi (come quello di Antonello Falqui e spiegherò poi il perchè), non ha imparato niente che non sapessi, come pure penso che non abbiano imparato nulla tanti lettori e spettatori. Salvo il gioco delle rimenbranze in bianco e nero.
Lo si è lodato, giustamente, per le sue interpretazioni nel cinema e in televisione, per la sua bravura nel recitare (con o senza il grande Ugo Tognazzi) testi scritti da autori famosi, provenienti dalla rivista o dal cinema considerato di serie B o C dalla gran massa del coro di prefiche abbonate; per la sua irresistibile simpatia, per il modo con cui gestiva tra sorrisi musi e baci il rapporto con un’altra grande, Sandra Mondaini, ma ho sentito solo frasi fatte,- le conoscete e non le ripeto- e ho visto solo immagini rese marmoriamente mortali dai suoi lodatori prèt-à- porter.
Io stesso, vivendo nelle palude del rimpianto a getto continuo, e conoscendo bene le bassezze della lode implicita della morte sottointesa ai coccodrilli (per chi non lo sa, figura giornalista che abbrevia lo sfogo delle prefiche, cordoglio a pagamento e per convenienza), non so come muovermi nella palude.
Forse sarò incapace, anzi ne sono convinto, di dire qualcosa di originale di e su Raimondo che ho seguito quand’era con Ugo, e veniva censurato nella tv dei demoscristiani, ripeto scristiani, o quando compariva elegante e sornione nei film, o quando si travestiva da donna nella parodia di una delle prime parodie tv, o quando particava a trasmissioni sportive (che talvolta facevano piangere per la piattezza degli altri), o infine quando dava interviste acute ma pacate, sempre cercando la sponda di Sandra, donna formidabile nella sua “sciocca” qualità di far bollire la simpatia, che amava molto e di cui forse si sentiva “secondo” o la “spalla”.
Ma ci provo, in breve. Tra i commenti sentiti,visti, letti quello che mi è sembrato centrato per la sua concisione, per la precisione e l’ acutezza nascosta sotto un apparente apprezzamento senza colpi di pale. Falqui lavorò con Raimondo, la “spalla” congenita che svetta sempre anche a scoppio ritardato, in “Canzonissima”, ovvero in una lunga collaborazione davanti e dietro le quinte.
Falqui ha detto di Raimondo il bene che si usa ma ha aggiunto: non aveva bisogno di ricorrere alla politica o alla volgarità per attrarre e ridere. Ovvvero. interpreto, era un esecutore propulsivo, capace di aggiungere del “suo” ai testi degli autori e alle trovate della regia. Era un centrale di efficienza e di energia. Era un borghese. Era uno di quegli italiani che non si sbracciava. Era un uomo di “destra” (non lo nascondeva), pacato, illuminato, schivo, il contrario di quel che passava e il passa il convento delle tv avvelenate dalle tessere.
Nel mio piccolo gli ho reso un omaggio sincero nelle tre serie di “Viziati”. Nessuno come lui incarnava il distacco, la voglia di guardare e di guardarsi in un paese pasticciato non solo dalle televisioni. Nessuno era discreto, riservato, prudente, sommesso, pronto a dire la battuta con la perplessità di un attore (di un uomo) in mezzo ad ambiente saturo conformismo e di conformisti. O comunque erano pochi.
In “Viziati” meritava di essere riconosciuto-con Sandra, con Ugo- come un opinionosta sui generis, ovvero spontaneo e pensoso. Speriamo che altre piante come lui crescano nelle isole dei cacciatori del nulla quali sono oggi le televisioni dei padroni, pubblici o privati.
Italo Moscati