Ninfa Dormiente serie tv, recensione: solo Elena Sofia Ricci poteva diventare Teresa Battaglia e dare il via a una rivoluzione per le donne nelle fiction
La seconda stagione de I casi di Teresa Battaglia alza l’asticella e propone una trama più complessa, capace di dare maggiore risalto alla protagonista, un ruolo davvero nuovo per la fiction italiana
Teresa Battaglia è ufficialmente entrata nella schiera degli investigatori della fiction italiana. I suoi casi sono stati per così dire “brandizzati” dopo Fiori sopra l’inferno, che ha presentato al pubblico tv di Raiuno e di RaiPlay un personaggio che i lettori di Ilaria Tuti conoscevano molto bene. E se la prima stagione non era scontato che fosse un successo, Ninfa Dormiente alza l’asticella di una serie che vuole seguire la tradizione delle serie crime italiane e al tempo stesso infrangere qualche tabù della fiction nostrana.
Ninfa dormiente serie tv, recensione
Se all’estero sono già ampiamente abituati ad appassionarsi a personaggi dalla scorza dura, anche antipatici, ma geniali nel loro lavoro (Dr. House docet), in Italia ruoli di questo genere vengono centellinati, per timore di non incontrare il favore di una fetta di pubblico che potrebbe rimanere “sorpreso” da certi atteggiamenti.
Teresa Battaglia, in questo, è rivoluzionaria: lei non è dura solo con i criminali, non ha morale che le permette di essere rigida al lavoro e di ammorbidirsi a casa. Teresa Battaglia è così sempre e ovunque: è uno di quei personaggi da prendere o lasciare, una figura che se accetti che entri nella tua vita devi farti carico anche delle conseguenze di questa decisione. Vale a dire subire un atteggiamento non proprio da festa del sabato sera.
L’operazione voluta da Rai Fiction e da Publispei è stata quindi quella di rompere lo schema legato al personaggio dalla doppia faccia e proporre una protagonista che, possiamo dirlo senza paura di essere smentiti, regge tutta la storia. Se guardi Ninfa Dormiente lo fai perché c’è Teresa Battaglia, e se guardi Teresa Battaglia lo fai perché è interpretata da Elena Sofia Ricci.
Proprio lei, volto della fiction generalista più rassicurante e solare, protagonista da I Cesaroni a Che Dio Ci Aiuti di donne forti sì, ma propense sempre ad un approccio sincero e gentile verso l’altro, diventa la perfetta portavoce di un nuovo modo di rappresentare in Italia personaggi femminili la cui determinazione è affiancata da una sincera durezza; un’antipatia di chi ha capito che non deve piacere a nessuno perché non ha bisogno di nessuno.
L’isolamento a cui si condanna da sola Teresa Battaglia avrà delle ragioni radicate nel passato, ma a contare sono gli effetti di questa scelta nel presente della protagonista. In Ninfa Dormiente la sceneggiatura può quindi essere più audace da questo punto di vista: il pubblico già sa chi è Teresa, è già “pronto” alle sue risposte insofferenti e quindi, sintonizzandosi sulla serie, è già preparato a questo atteggiamento.
Un atteggiamento che gode anche del favore di un’ambientazione lontana dalle città metropolitane: il Friuli Venezia Giulia regala alla serie un clima freddo, a volte ostile, che accoglie i dolori della protagonista e delle persone coinvolte nei casi su cui indaga diventando esso stesso elemento dello spartito seguito dalla sceneggiatura per trovare la giusta armonia di un racconto in cui la passione non deve esplodere, ma deve essere raffreddata per poter essere compresa.
La seconda stagione de I casi di Teresa Battaglia può quindi beneficiare di quanto seminato durante la prima e dedicarsi a un doppio caso da risolvere, molto più complesso di quello precedente e in linea con la crescita dei personaggi. Dei sei casi pubblicati da Tuti con Teresa Battaglia protagonista, ad oggi Rai Fiction ne ha adattati solo due: la Rai ha trovato una nuova e valida collection di serie su cui puntare per le prossime stagioni.