Nicole Grimaudo a TvBlog: “Ci sarebbe bisogno di tv pedagogica, oggi fa regredire i ragazzi proponendo solo grandi vetrine” (VIDEO)
L’intervista di TvBlog all’interpreta di Ida Manzi in Non è mai troppo tardi, la miniserie di Rai1 in onda da lunedì 24 febbraio
Dopo quella a Claudio Santamaria, TvBlog propone un’intervista ad un’altra protagonista di Non è mai troppo tardi, la miniserie in due puntate in onda su Rai1 lunedì 24 e martedì 25 febbraio in prima serata, di cui abbiamo seguito in liveblogging la conferenza stampa tenutasi a Roma. Nicole Grimaudo (in dolce attesa) interpreta la moglie del maestro Alberto Manzi, figura storica della televisione nostrana, alla conduzione negli anni ’60 del programma intitolato proprio Non è mai troppo tardi.
Conoscevi la storia del maestro Manzi? Che tipo di donna è la moglie Ida, che interpreti?
Sinceramente non conoscevo la storia di Alberto Manzi o comunque non così bene. È stato un piacere documentarmi e capire che negli anni Cinquanta c’è stato un personaggio come lui. Mi sono fatta raccontare qualcosa da mio nonno, da mio padre. Quando parli di Manzi si illuminano gli occhi di parecchia gente perché evidentemente ha fatto del bene. Interpreto la moglie, Ida Manzi, faccio parte del racconto più romantico; la loro è stata una storia d’amore profonda, piena di rispetto reciproco e di grande stima. La moglie, mamma di tre figli, ha portato avanti la famiglia e gli è stata affianco con grande caparbietà e forza.
Secondo te la televisione pedagogica, quella che faceva Manzi, come può essere declinata oggi?
Ce ne sarebbe bisogno perché al momento c’è l’opposto: ‘facciamo in modo che i ragazzi regrediscano’. Ci sarebbe bisogno di andare più in profondità, invece di programmi che propongono solo delle grandi vetrine, superfici patinate. Farei in modo di immergere i ragazzi in racconti, in insegnamenti di altro tipo.
Tu ne hai fatta molta: la serialità televisiva italiana è banalotta come sostiene Saviano?
Secondo me Saviano, se non sta attento, la scrive pure lui una serie per la tv.
Lavora a Gomorra per Sky, infatti.
Ecco, esatto.
Esiste una discriminazione da parte di produttori e registi cinematografici nei confronti degli attori televisivi, come sostiene Beppe Fiorello?
Un tempo lontano c’era questa discriminazione, ora non c’è più. Ormai i grandi produttori cinematografici lavorano per la televisione. Così come tanti attori che dicevano ‘io una serie televisiva non la farò mai’. E poi te li ritrovi in televisione. Credo che si sia alzata la qualità televisiva, di alcune cose. Ma anche al cinema vedo cose che forse vedrei meglio in tv. Secondo me c’è un tipo di cinema che assomiglia molto alla tv a livello di qualità.