Netflix celebra il Pride Month con uno special di stand up comedy LGBTQIA+. Ma con comici così deboli si rischia il rainbow washing
Giugno è ormai il Pride Month, ovvero il mese dell’orgoglio della comunità LGBTQIA+. Le aziende si buttano a capofitto in iniziative volte a manifestare inclusione. Netflix, come tutte le altre piattaforme di streaming, non sta a guardare.La creatura di Reed Hastings ha da sempre nel suo catalogo sterminato molti contenuti LGBTQIA+, ma questo mese ha
Giugno è ormai il Pride Month, ovvero il mese dell’orgoglio della comunità LGBTQIA+. Le aziende si buttano a capofitto in iniziative volte a manifestare inclusione. Netflix, come tutte le altre piattaforme di streaming, non sta a guardare.
La creatura di Reed Hastings ha da sempre nel suo catalogo sterminato molti contenuti LGBTQIA+, ma questo mese ha rilasciato qualcosa di molto originale, ovvero uno special intitolato Stand Out: An LGBTQ+ Celebration. Si tratta di una puntata speciale del programma comico Stand Out, con stand up comedian lesbiche, gay, transgender, queer, bisessuali, persone non binarie, ecc.
Su un grande palco tantissimi stand up comedian si alternano per pochissimi minuti – quasi come fossimo a Colorado – proponendo monologhi sulla loro condizione di single, di persone fidanzate, sposate, ci sono riferimenti al Covid-19 e alla guerra in corso tra Ucraina e Russia. L’evento si svolge all’aperto, a Los Angeles.
Tra i nomi più noti troviamo Tig Notaro, che su Netflix ha uno special tutto suo, l’italo-americano Matteo Lane (che sul palco accenna qualche frase in italiano) con uno striminzito monologo sull’app di incontri gay Grindr, Masha Warfield, Trixie Mattell, Margaret Cho.
Nonostante la mole di artisti LGBTQIA+ messa in campo, il risultato tuttavia non è che sia così dirompente. Indiscutibilmente onore a Netflix per aver realizzato uno spettacolo di comicità interamente queer e rappresentativa di una parte molto consistente della sua platea, ma le performance degli stand up comedian non lasciano quasi mai il segno, peraltro alternandosi sul palco in maniera troppo veloce. Nessuno ha il tempo di elaborare un discorso abbastanza strutturato, giusto due-tre battute, poi si lascia spazio al collega.
Sarebbe stato meglio probabilmente suddividere in due parti lo special – un’ora e trentasei minuti francamente sono insostenibili – e lasciare più spazio ad ogni artista in ogni puntata. Altrimenti il rischio di rainbow washing è dietro l’angolo.
Intanto è stata annunciata per il 2022 l’uscita di Stand Out: The Documentary, ovvero un documentario dedicato anche alla realizzazione di questo show.