Netflix, il costo dell’abbonamento aumenta anche in Italia
Il costo del piano standard e del piano Premium di Netflix è aumentato da oggi per i nuovi abbonati.
Avvisate le persone con cui condividete Netflix (perchè tutti lo condividiamo con qualcuno e anche da Netflix lo sanno) presto l’abbonamento subirà un aumento del costo mensile.
Da oggi, 20 giugno, provando ad abbonarsi alla piattaforma ci si trova davanti a uno scenario di prezzi modificato rispetto a pochi giorni fa. Il piano base quello a uno schermo e senza l’HD resta invariato a 7,99€ mentre il piano Standard che prevede la possibilità di due schermi in contemporanea e relativi download e l’HD costa 11.99€ con un aumento di un Euro e quello a 4 schermi, il Premium con l’Ultra HD arriva a costare 15,99€ praticamente 4 euro a testa per i 4 amici che lo dividono. Di seguito la testimonianza visiva della variazione dei prezzi.
Il problema nasce per quanto riguarda il mese di prova o il periodo di prova gratuito. Se girate sui social, tra gruppi, profili e siti vari ciascuno vi dirà qualcosa di diverso. Abbiamo fatto una prova (gratuita, almeno questa) anche in questo caso ottenendo risultati diversi. Con un browser normale la prova gratuita non è prevista, se si tenta inserendo la modalità di navigazione in incognito (dai che lo sapete che esiste, su) si ottiene la prova di una settimana ma anche quella di un mese, un altro pc ha ottenuto i 14 giorni di prova. Quindi abbiamo voluto fare un vero e proprio test provando ad abbonarci e il pagamento è stato immediato senza alcuna prova gratuita e direttamente con il costo attuale aumentato. L’inserimento o meno della prova gratuita sembra ancora in una fase di test, con utenti che ottengono risultati diversi e non uniformi. La prova gratuita non è quindi ufficialmente ripristinata, sicuramente non sono ripristinati i 30 giorni di prova disponibili in altri paesi (come i vicini cugini francesi).
Altra questione in bilico riguarda chi è già abbonato. Sembra che prima di provvedere all’aumento dell’abbonamento Netflix manderà una notifica e una mail all’intestatario del medesimo e questa dovrebbe arrivare un mese prima, dando così la possibilità all’utente di cambiare o disdire. Anche in questo caso aspettiamo l’invio della mail con la comunicazione ufficiale.
Sicuramente negli ultimi tempi Netflix sta operando diverse sperimentazioni per testare la risposta degli utenti. Un aumento di pari portata negli ultimi mesi era arrivato negli Stati Uniti con i piani Standard e Premium passati da 11 a 13 dollari e da 14 a 16 dollari. Così come il mese di prova è stato eliminato a macchia di leopardo nei vari paesi del mondo e la Top Ten settimanale dei contenuti più visti è stata inserita soltanto nel Regno Unito.
L’aumento del costo dell’abbonamento di Netflix arriva proprio mentre la piattaforma a partire dagli Stati Uniti, dovrà fare i conti con l’avvento di nuovi operatori dello streaming, da quelli con formati brevi come Quibi, fino ai colossi Disney+, Apple Tv+ che nel 2020 dovrebbero pian piano espandersi in tutto il mondo. Crescerà così il numero di serie tv e film originali, nuovi, presenti in ciascuna piattaforma ma soprattutto aumenterà la concorrenza su titoli già conosciuti. Per esempio l’avvento di Disney+ provocherà a cascata un addio dei film Marvel su Netflix, così come in futuro la piattaforma WarnerMedia potrebbe portare a un addio di Friends da Netflix (al momento ancora scongiurato).
La proprietà di un prodotto diventerà sempre più fondamentale per tutti gli operatori. Il futuro è legato agli originali e alle produzioni interne più che agli accordi e alle commistioni. Semplicemente nel 2020 lo scenario italiano potrebbe prevedere Netflix, Prime Video, TIMVISION, Now Tv, Apple Tv, Disney+, Quibi, IMDBTv (però gratuito) e forse StarzPlay, WarnerMedia senza dimenticare anche gli operatori che offrono contenuti a noleggio come Chilli. Quale sarà la reazione del pubblico? Quanto ciascuno sarà disposto a pagare mensilmente per avere film e serie tv? Sulla bilancia delle valutazioni conterà di più l’offerta o “il nome”?
Il dato certo è che questi operatori non avendo, almeno per il momento, pubblicità hanno la necessità di incassare dagli abbonamenti anche per continuare a produrre e a mantenere sostenibile l’operazione. Ma fino a quando?