Home Rai 1 Nero a metà 2, con Claudio Amendola anche il poliziesco diventa “di famiglia”

Nero a metà 2, con Claudio Amendola anche il poliziesco diventa “di famiglia”

La recensione di Nero a metà 2, seconda stagione della fiction di Raiuno con protagonisti Claudio Amendola e Miguel Gobbo Diaz nei panni di due ispettori che mal si sopportano ma che sul lavoro mettono da parte le loro differenze

pubblicato 10 Settembre 2020 aggiornato 20 Settembre 2020 14:23

La prima serata di Raiuno ha bisogno di volti riconoscibili e sentimenti familiari. Anche quando ci sono di mezzo casi da risolvere, omicidi e misteri. Ecco, Nero a metà (anche nella sua seconda stagione) rispecchia pienamente queste esigenze, offrendo al pubblico generalista un taglio contemporaneo su un genere classico come il poliziesco.

Com’è possibile? Un nome ed un cognome su tutti: Claudio Amendola. Attore apprezzato, riconoscibile, uno dei volti della fiction italiana per eccellenza. A lui ed al suo Carlo viene dato il compito di reggere le due colonne su cui si appoggia tutto l’impianto della fiction.

E’ lui che, seppur dedito al proprio lavoro, in questa seconda stagione si è ammorbidito e lasciato andare anche ai sentimenti, prima con le nozze con Cristina (Alessia Barela) e poi sostenendo ed aiutando Marta (Nicole Grimaudo) a trovare la verità sulla morte del figlio. E’ sempre lui, però, tramite cui sia la trama verticale che quella orizzontale della fiction procedono lungo il racconto.

Così come ne I Cesaroni, anche in Nero a Metà ad Amendola è andato il ruolo del capofamiglia. Certo, per quanto riguarda la fiction di Raiuno parliamo di famiglia metaforica, ma l’attore ha sempre a che fare con un gruppo compatto di persone che si vogliono bene, litigano, si sostengono. Una famiglia, insomma, anche in questo caso allargata, verrebbe da dire.

Proprio questa familiarità che entra in Commissariato rende Nero a Metà di facile fruizione per il grande pubblico. L’amore-odio tra Carlo e Malik (Miguel Gobbo Diaz), costretto a sopportarsi ma capaci, insieme, di tirar fuori l’uno il meglio dell’altro fa il resto. Il mix di ingredienti non è particolarmente innovativo, ma nessuno chiede questo ad un poliziesco di Raiuno.

Quello che gli si chiede, piuttosto, è di raccontare l’Italia di oggi senza provocazioni, ma dando ad un genere tra i più usati in tv un taglio che ricostruisse con onestà un mondo in cui il pubblico si possa identificare. Ecco, quindi, il conflitto padre-figlia, i dubbi sul futuro che assalgono Alba (Rosa Diletta Rossi), la crisi del suo mentore Giovanna (Angela Finocchiaro), ma anche le dolcezze di una coppia appena nata, come quella composta da Cinzia (Margherita Vicario) e Marco (Alessandro Sperduti) o il divario che sembra dividere una coppia più consolidata come quella formata da Muzo (Fortunato Cerlino) ed Olga (Caterina Shula). Un clima da famiglia, appunto, per una serie che grazie a questa sua forza potrebbe regalare ancora molte altre stagioni a Raiuno.

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