Neri Marcorè – Un ottimo conduttore per un ottimo Primo Maggio
Neri Marcorè al Concerto del Primo Maggio 2011 Era da tempo che non si vedeva uno così, in un evento così. Neri Marcorè tiene botta per tutta la giornata sul palco del concertone del Primo Maggio. Cantante, conduttore, attore, comico e imitatore, mai eccessivo, mai retorico, nemmeno quando i temi che tratta sono fortemente a
Neri Marcorè al Concerto del Primo Maggio 2011
Era da tempo che non si vedeva uno così, in un evento così. Neri Marcorè tiene botta per tutta la giornata sul palco del concertone del Primo Maggio. Cantante, conduttore, attore, comico e imitatore, mai eccessivo, mai retorico, nemmeno quando i temi che tratta sono fortemente a rischio.
Si esibisce con Dolcenera di De Andrè e con Le elezioni di Gaber. Recita monologhi, imita, gioca col pubblico, intrattiene e si stanca persino. E poi chiude con un bel monologo, lì, seduto sul palco, davanti a migliaia e migliaia di persone. Un monologo che comincia con un Forse sarebbe meglio arrendersi, che cita – ed è la seconda volta, sul palco – Pasolini e le lucciole, che non si vedono più in città, e che finisce con una speranza. Perché, dice Marcorè, le lucciole in città ci sono ancora e anche i profeti sbagliano. E allora
Forse è arrivato il momento di spegnere il televisore e di guardare il buio. Lucciole. Lucciole per tutti. Lucciole e basta.
Un conduttore delicato ma deciso, che sa far ridere e sa catturare l’attenzione del pubblico, per un Primo maggio che non ha paura di far satira e di raccontare la storia. Per un Primo maggio con Caparezza mattatore, con la bella lettura de L’Italia in 150 secondi. Con Robert Kennedy e un importante passo di Pier Paolo Pasolini recitati sul palco. Molto più credibili – non si offenda nessuno, è semplicemente una percezione evidente – di Luca e Paolo che citano Gramsci sul palco dell’Ariston.
Concerto del Primo Maggio 2011 – Le foto
Dal punto di vista musicale, la prima parte, quella pomeridiana, è stata piuttosto piatta. Poi, in grande spolvero la seconda parte, quella di prima serata. Con Caparezza, Dalla e De Gregori, i Subsonica, Ennio Morricone, i messaggi di Andrea Camilleri.
Un bell’evento, insomma. Che ha saputo trattare la storia, la patria, il lavoro, in una maniera al tempo stesso delicata e intelligente, e per questo molto più dura di certi toni urlati o di certe ipocrite ostentazioni.