Nemo, aggredito l’inviato Nello Trocchia
L’inviato di Nemo è stato aggredito. Il racconto.
La macchina di Nemo – Nessuno Escluso si è già rimessa in moto. Il programma tornarà su Rai 2 con grandi novità a partire da inizio settembre e gli inviati sono già all’opera per la realizzazione dei servizi. Qualcosa, però, è andato storto. “Il nostro Nello Trocchia di @NemoRai2 aggredito a Vieste mentre realizzava un reportage sulla mafia foggiana”, ha scritto su Twitter il capo progetto Alessandro Sortino.
L’inviato, che già in passato aveva avuto problemi a causa dei suoi servizi, e il film-maker Riccardo Cremona sono stati quindi aggrediti mentre stavano realizzando un servizio sulle infiltrazioni mafiose nell’area del Gargano.
Ecco il racconto tramite le parole di Trocchia, che ha riportato un trauma contusivo facciale ed escoriazioni:
Vi ringrazio assai per la vicinanza e l’affetto. E’ passato lo spavento e sto meglio, passa tutto. Sul posto c’era una sola telecamera, la nostra, e, invece, dovremmo illuminare a giorno quello che succede nel foggiano. Un omicidio ogni dieci giorni dallo scorso aprile, è spaventoso, come la ferocia e l’aggressività di chi vive in questa quotidiana violenza. Stavo facendo il mio dovere come lo fanno decine di colleghi in terra di mafia. Io non faccio niente di speciale, io sono solo un cronista, e, credetemi, l’elenco è lungo di quelli che vengono aggrediti, intimiditi. Persone che stimo e apprezzo e, come già successo in passato, se ho un attimo per fermarmi e condividere una riflessione è giusto allargarla a loro. A chi è pagato da fame, a chi è solo quando viene intimidito, a chi racconta in questi territori. Un collega, l’altro giorno, mi disse che con 700 euro al mese e quattro querele fisse all’anno era in procinto di abbandonare la professione. Meno siamo a raccontare e più siamo soli. Un quadro desolante che fa comodo a molti. Ogni potere, da quello criminale a quello politico a quello imprenditoriale, lavora per ridurre gli spazi di libertà. Le aggressioni, le intimidazioni e le querele temerarie fanno un male diverso. Le ho conosciute tutte e hanno lo stesso scopo: spegnere il racconto.
Ieri guardavo l’immensità di questo mare, pensavo al mio sud che amo profondamente. Mi atterrisce l’idea di lasciarlo a chi spara in pieno centro alle 3 del pomeriggio, di lasciarlo ai criminali. Ed è solo per questo che ancora resta voglia di continuare a raccontare perché sono nato in un posto sventrato da politica criminale e malavita e appare ancora inaccettabile, ai miei occhi, abituarsi all’idea che alla fine vincano loro.