Nei tuoi panni, niente di nuovo sotto il tetto. Mia Ceran comoda nel contesto pop
Al via ‘Nei tuoi panni’. Prima puntata di rodaggio: tra richiami storici e il meccanismo del docu-reality ritorna l’effetto del già visto.
Dopo una certa attesa – di tempi, s’intende – Nei tuoi panni è ufficialmente cominciato. Il programma di Rai 2 condotto da Mia Ceran dopo uno slittamento rivelato dalle pagine di TvBlog ha aperto i battenti. Il puzzle del nuovo pomeriggio della rete va così a completarsi e prova a variegare l’offerta dell’intrattenimento. Soffermandoci solo a Nei tuoi panni, potremmo guardare questa “non novità” come un test nel test. Rai 2 intraprende con più decisione la strada del docu-reality più attuale mescolato al talk show.
Si tratta di un contenitore molto vicino alla struttura tipicamente ‘Real Time’ in cui sommariamente ci si fa – tanto per cambiare – i fatti degli altri ma con lo spirito del gioco. Nello specifico si mettono alla luce situazioni tipiche di famiglie che al loro interno presentano la classica situazione dei genitori tuttofare e dei loro figli lontani miglia dai loro hobby casalinghi. La famiglia Burzotta è la prima ad aprire le danze, madre e padre (Rosa e Francesco, rispettivamente 56 e 57 anni) e i loro due figli Mattia e Greta nella loro generazione zeta piena di passioni e vizi da età adolescenziale dei giorni nostri.
C’è una costruzione tattica della storia ‘a puntate’, una mossa di continuità che potenzialmente crea affezione crescente da parte del pubblico. Real Time però rimane un punto di riferimento e non lo citiamo per la seconda volta a caso. Il pensiero va immediatamente a diversi programmi trasmessi dalla rete Discovery che di docu-reality ne fa incetta a colazione, pranzo e cena. Il modello è grosso modo quello che conosciamo già: la telecamera segue istante per istante una determinata situazione che viene descritta allo spettatore con la sola forza delle immagini o, al massimo, insieme ad un commento fuori campo.
Cosa porta in più Nei tuoi panni? Il talk da studio. Mia Ceran infatti si interfaccia con la famiglia protagonista seduta su dei comodi divanetti e attorniati da una ricca scenografia che riporta le sembianze di un’elegante casa con diversi ambienti. La conduttrice dà l’impressione di trovarsi a suo agio nel contesto, con loro segmenta le scene, commenta con dosi d’empatia ed ironia le clip dove padre e figlio (o madre e figlia) si mettono alla prova.
Osservando i filmati si nota come, davanti alle telecamere, i protagonisti appaiono un po’ troppo incollati ad un ruolo da recitare con frasi fatte. Al padre che rimprovera il figlio, seguono i famigerati confessionali fronte camera con le reazioni. Tutto troppo poco spontaneo e troppo incollato ad una simulazione della realtà. Una sensazione confermata sul finale della prima puntata, quando Mattia viene messo faccia a faccia con suo padre con tanto di luci soffuse come se stesse per arrivare qualche sentenza. Decisamente tutto too much.
Ci sono sicuramente dei richiami storici come, per esempio, ad ‘Affari di famiglia’ lo spin-off di Forum trasmesso su Canale 5 nel 1992 condotta da Rita dalla Chiesa, dove le beghe familiari erano all’ordine del giorno. A Nei tuoi panni il contesto appare più giocoso, ma non leva comunque l’effetto ‘niente di nuovo’ sotto il tetto di Rai 2.