Home Rai 1 Neanche Zingaretti sa se interpreterà ancora Montalbano: “Per dire sì o no ci vuole prima una proposta”. Dalla Rai tutto tace…

Neanche Zingaretti sa se interpreterà ancora Montalbano: “Per dire sì o no ci vuole prima una proposta”. Dalla Rai tutto tace…

Nemmeno Luca Zingaretti sa se il Commissario Montalbano vivrà ancora. Sullo schermo s’intende. L’attore romano, siciliano quantomeno per induzione da tubo catodico, sta aspettando notizie ufficiali da parte della Rai in merito al prosieguo o meno della fortunatissima serie televisiva incentrata sulle peripezie del personaggio inventato dallo scrittore Andrea Camilleri. Lui, Zingaretti, parla chiaro a

30 Maggio 2009 17:42

Luca ZingarettiNemmeno Luca Zingaretti sa se il Commissario Montalbano vivrà ancora. Sullo schermo s’intende. L’attore romano, siciliano quantomeno per induzione da tubo catodico, sta aspettando notizie ufficiali da parte della Rai in merito al prosieguo o meno della fortunatissima serie televisiva incentrata sulle peripezie del personaggio inventato dallo scrittore Andrea Camilleri. Lui, Zingaretti, parla chiaro a Il Giornale:

“Per dire sì o no le proposte devono fartele. E dalla Rai finora non sono arrivate. Ma io sono pronto. Sbagliai quella volta a dire basta. Infatti ci ho ripensato, era una stupidaggine. Non è questione di soldi. Montalbano è come un vecchio amico, la Sicilia mi manca, con Sironi (il regista – ndr) ci si intende. Forse l’unico ritocco da fare è al tono delle gag: stanno diventando un po’ meccaniche, ripetitive”.

Intanto l’attore sta girando il nuovo film di Pupi Avati, “Il figlio più piccolo”:

“Sono protagonista accanto a Christian De Sica e Laura Morante. Una storia dura, di soldi, di scatole vuote, di ingordigia. Parla di finanzieri d’assalto, molto disinvolti. Christian è un immobiliarista in crisi, piuttosto giuggiolone. Io faccio un suo collega, una specie di Iago”.

Quanto al delittuoso enigma se sia meglio fare tv o cinema, Zingaretti risolve così:

“Leggo tanti copioni, vaglio molte proposte. In generale, penso sia meglio fare buona tv popolare che cattivo cinema d’autore”.

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