Murphy Brown, su Joi Candice Bergen torna al lavoro e morde l’attualità
Su Joi di Mediaset Premium arriva il revival di Murphy Brown, che dopo undici anni torna in tv per raccontare tramite lo sguardo acuto della protagonista il mondo dell’informazione di oggi
Un personaggio tv che è stato accolto nelle case degli americani per dieci anni non può non essere passato alla Storia del piccolo schermo. Ed un personaggio che ha fatto la Storia della tv, nel 2019, non può non avere un suo revival. Ecco che, così, Murphy Brown torna in televisione, con un’undicesima stagione che riporta davanti alla telecamera Candice Bergen e la sua giornalista liberale, mai stanca di affrontare le battaglie che riguardano l’informazione e la ricerca della verità. Tredici nuovi episodi, in onda da questa sera, 11 aprile 2019, alle 21:15 su Joi di Mediaset Premium.
Murphy Brown torna al lavoro
Pretesto per il revival della serie tv è il ritorno in redazione della protagonista, stufa di vivere in un mondo dove le fake news hanno ormai preso il sopravvento. Soprattutto, però, ad animare lo spirito battagliero di Murphy è la reazione all’elezione a Presidente degli Stati Uniti di Donald Trump. Così, dopo un breve periodo di ritiro dalle scene, sente il bisogno di tornare in onda.
Accetta quindi la conduzione di un programma del mattino in onda sulla rete via cavo CNC, “Murphy in the morning”, che le permette di riunire tutta la sua squadra: Corky (Faith Ford), Frank (Joe Regalbuto) e Miles (Grant Shaud). I tempi, però, sono cambiati: i social network sono entrati con prepotenza nella diffusione delle notizie e chiunque può dire la sua tramite il proprio telefonino. E’ un attimo, per Murphy, ritrovarsi a litigare in diretta tv con il Presidente, che risponde alle sue accuse via Twitter.
Riprendere il ritmo, per Murphy, non è difficile: quello che le risulta meno facile da sopportare è l’idea che il figlio Avery (Jake McDorman), liberale e giornalista come lei, sia finito ad accettare una proposta di lavoro per il canale conservatore Wolf network (un riferimento neanche troppo lontano a Fox News), e per giunta a condurre un programma nella stessa fascia mattutina presidiata da lei. Madre e figlio, ora, sono avversari in tv.
Tra revival e satira
L’undicesima stagione di Murphy Brown risponde a due necessità, che la Cbs ha attentamente analizzato prima di ordinare, l’anno scorso, la serie tv. Una è quella di avere nel proprio palinsesto un titolo forte, già noto al pubblico, con personaggi riconoscibili che potessero trascinare gli ascolti verso numeri sopra la media. In altre parole, la Cbs cercava un revival che facesse parlare di sé.
Come fatto due anni prima dalla Nbc con Will & Grace, Murphy Brown cerca così di riavvicinare il pubblico che seguì lo show per dieci anni e di riallacciare i rapporti con esso puntando sulla forza della protagonista, diventata lungo le dieci stagioni di messa in onda il simbolo di un’evoluzione della figura della donna al lavoro capace, ai tempi, di smuovere i commenti della politica americana. E’ il caso delle parole dell’allora vicepresidente Dan Quayle, che criticò pubblicamente la scelta degli autori di far diventare Murphy una madre single.
Murphy Brown 11 ha provocato la stessa onda polemica? No, nonostante le continue punzecchiature all’Amministrazione Trump ed i riferimenti legati all’attualità stretta (ci sarà spazio anche per il movimento #MeToo ed Hillary Clinton è guest-star del primo episodio). Neanche gli ascolti sono stati all’altezza delle aspettative: dai 7,5 milioni di telespettatori (1.1 rating nella fascia 18-49 anni) della premiere, la serie tv è scesa fino a 5,2 milioni (0.7 rat.). Numeri che oggi non sono da considerarsi flop, ma che per un revival di una serie che ha contributo a cambiare la percezione della donna contemporanea sarebbero potuti essere più alti.
Ma la Cbs cercava anche altro, ovvero una serie tv che uscisse dal cortile della situation comedy pura e che toccasse con mano la situazione americana nel 2019. La creatrice dello show Diane English si sporca le mani e lo fa divertendosi, forte dell’appoggio del network che a Murphy Brown non poteva dire proprio di no. Ecco, quindi, i finti tweet del Presidente nel primo episodio e le poco velate frecciatine all’ex capo della Cbs, Les Moonves, accusato di abusi.
Una sfrontatezza che fa piacere vedere in una tv sempre più attenta alle parole da usare, ma che non riesce a sferzare ed a lasciare il segno. Murphy Brown torna in tv, morde e si nutre de mondo di oggi, ma resta il distacco tra il mondo in cui divenne un cult e quello di oggi, così sommerso dall’informazione, tra fake news e fact check, in cui anche una giornalista della prima ora fa fatica ad imporsi.