Muro di Berlino, su RaiPlay la Caduta ha la penna di Lilli Gruber: un viaggio nella storia e nel giornalismo
RaiPlay è un patrimonio da consultare: da non perdere le clip di Berlino ’89, cronache dal Crollo.
RaiPlay propone una raccolta di clip tratta da Tg e da programmi di approfondimento, tra cui RT di Enzo Biagi e Tv7 anni ’60.
Il Muro raccontato dalle voci dell’epoca: RaiPlay non manca di dare il suo contributo all’anniversario della Caduta del Muro di Berlino con un raccolta di clip sotto il titolo di Berlino ’89 – Cronache dal Crollo. Una raccolta ragionata, come nella tradizione di RaiPlay, che seleziona contenuti editi da quel tesoro che sono le Teche Rai e costruisce un percorso di lettura storica che passa attraversa materiali di informazione. Una risorsa straordinaria per respirare l’atmosfera di quei giorni e per avere un quadro degli eventi che va dagli inizi di agosto 1989, quando l’esodo dei fuggitivi dalla Germania dell’Est inizia a essere massiccio, fino al 9 novembre 1990, nel primo anniversario della caduta.
Non è un caso la selezione ha puntato sui servizi di Lilli Gruber, “l’inviato” (il femminile non era di moda) del Tg2 da Berlino. Il suo stand-up dal Muro la notte del Crollo è forse l’immagine stessa dell’evento per la tv italiana, così come il suo servizio un anno dopo per il Tg1 è la migliore rappresentazione del crollo dei sogni di un popolo, tradito dagli ideali socialisti e illuso dalle speranze del capitalismo.
Con la Gruber, RaiPlay riesce a raccontare con pathos la Caduta del Muro mostrandone le prime crepe che in un crescendo inesorabile, sotto il peso della Glasnost di Gorbaciev e dell’esasperazione di una popolazione, porta alla confusione istituzionale del 9 novembre 1989, che traduce una conferenza stampa in diretta tv nel lasciapassare per l’attraversamento del Muro. La diretta televisiva, unita alla lucidità di un giornalista che pose la ‘fatale’ domanda, fu capace di segnare la storia.
Non sono in diretta i contenuti Tg, invece: sono servizi chiusi e costruiti, ma costruiti con maestria. Ascoltare Lilli Gruber che racconta le ultime vicende della Germania Est, della Sed, dei suoi vertici, seguire grazie a lei il tentativo di rinnovamento del Partito Comunista Tedesco che cerca di sopravvivere trasformandosi, accusando i precedessori di ogni nefandezza e ‘rottamandoli’ con disonore, che punta su avvocati quarantenni per ricrearsi una verginità mai avuta, che fa nottata nei Congressi alla ricerca di un nuovo nome e di un nuovo programma che si fa fatica a definire senza tradire se stessi, è un film in fondo particolarmente attuale per le Sinistre.
Ma il racconto della Gruber è soprattutto un incontro con il giornalismo, un giornalismo non solo straordinariamente attuale, ma ‘avanguardistico’ considerati i contenuti di oggi. Lo stile narrativo dei servizi tg di Lilli Gruber era avanti allora e lo è ancora oggi: allora per il piglio dinamico, oggi per la ricchezza dei contenuti. La Gruber spiega i passaggi con attenzione ma senza didascalismi, sa leggere gli eventi, riesce a prefigurare ai telespettatori gli inevitabili sviluppi con un solo avverbio, definisce protagonisti ed eventi con il preciso uso degli aggettivi, distingue comunismi, inchioda alle responsabilità. Un racconto puntuale e non pedante di una fase complicatissima della storia Sovietica e Occidentale che diventa comprensibile anche a chi è nato in epoca di Olgettine.
Se vi sembra tutto ‘un’ode a Lilli’ non possiamo che rimandarvi alla visione integrale di questo percorso nella storia contemporanea e nella storia del giornalismo, tanto più che la raccolta di RaiPlay include una puntata di Rotocalco Televisivo di Enzo Biagi dei primi anni ’60 proprio sul neonato muro e un servizio molto ‘emotaiment’ di Tv7 del 1963, giusto per citare altro.
E in tempi di Viva RaiPlay vale la pena ricordare che RaiPlay non l’ha certo inventata Fiorello, cui è stata però affidata la meritoria missione di divulgarne l’esistenza là dove l’uso di questa piattaforma andrebbe introdotto nelle scuole come supporto all’insegnamento della storia, degli audiovisivi e dello spettacolo. Ma questa è un’altra operazione.