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Morgan e la redenzione catodica

Dice che Marco Morgan Castoldi, forse, potrebbe anche redimersi da Bruno Vespa a Porta a Porta. Potrebbe confessare al mondo, all’Italia, a quella fetta di italiani sveglia a quell’ora che si prende anche la briga di guardar Porta a Porta, che lui è pentito, che lui si sta disintossicando e che ha tutte le carte

pubblicato 4 Febbraio 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 18:50


Dice che Marco Morgan Castoldi, forse, potrebbe anche redimersi da Bruno Vespa a Porta a Porta. Potrebbe confessare al mondo, all’Italia, a quella fetta di italiani sveglia a quell’ora che si prende anche la briga di guardar Porta a Porta, che lui è pentito, che lui si sta disintossicando e che ha tutte le carte in regola per continuare a gareggiare al prossimo venturo Festival di Sanremo.

Il festival della canzone nazional-popolare, quando uno dei suoi protetti sbaglia, pubblicamente, allora deve pretendere, per accoglierlo nuovamente sotto la sua ala protettrice, una redenzione nazional popolare.

Dovesse farlo sul serio, Morgan si toglierebbe il manto da artista maudit che si è creato e diventerebbe, semplicemente, un allineato. E non è questione di difendere o meno Morgan. Non è questione di fare gli antimoralisti, gli antiipocriti. La domanda che si dovrebbe rivolgere a tutti coloro che hanno parlato in merito alla faccenduola è: quanti di voi, dei vostri colleghi, amici, fanno uso di sostanze stupefacenti? Quanti ne fanno mistero a parole facendo i moralisti e poi, inequivocabilmente, con i loro atteggiamenti in pubblico rivelano il vizietto? Quanto è forte l’abuso di alcool, in un certo senso droga di stato?

E, poi, sul clamore. Vi ricordate che levata di scudi ci fu a difesa di Paolo Calissano? Vi ricordate il caso Kate Moss?

Ora. Si pretenderebbe che Morgan debba essere cacciato dal Festival perché in qualche modo si è reso testimonial della droga. Potrei anche concordare, anche se vorrei analizzare il virgolettato:

Io non uso la cocaina per lo sballo, a me lo sballo non interessa. Lo uso come antidepressivo.

Potrei anche concordare, a patto che tutti coloro che si rendono protagonisti di comportamenti e modelli deteriori e pericolosi subiscano lo stesso trattamento. E vedete bene, che qui il problema diventa ampio. Chi decide, chi dev’essere allontanato dalla tv? Io, per esempio, allontanerei coloro che, in tv, beninteso, – ché Morgan non è andato a far spot pro-crack in televisione. Ne ha parlato su Max. E tutto il resto è alimentato dal plotone di esecuzione che ci deve marciare perché l’argomento tira, mi si concederà il gioco di parole – inneggiano a non rispettare le leggi, coloro che insultano il prossimo, quelli che se la prendono con i gay, con gli immigrati, con chi la pensa diversamente da sé, coloro che sputano sentenze su argomenti che non conoscono, coloro che contribuiscono alla cattiva informazione o alla disinformazione, coloro che favoriscono – invece che osteggiare – il concetto bello = di successo. Altra roba, dirà qualcuno.

Morgan ha fatto l’apologia della droga, dirà qualcuno. Be’, condizionare socialmente un esercito di adolescenti illudendoli che il modello vincente sia quello del nepotismo all’italiana, del clientelarismo, dello stacco di coscia, del decolléte, della totale assenza di spirito critico, dell’uniformarsi all’altro, probabilmente non ha effetti devastanti sul breve periodo. Ne ha di terrificanti sul medio-lungo periodo.

Allora, forse, giacché il maledettismo è sempre esistito, giacché la droga è, se mai, un problema sociale che non va di pari passo con le questioni personali di un artista, giacché le droghe che fanno comodo si pubblicizzano comunque, giacché chi ne fa uso e abuso si trova a tutti i livelli della società (e quindi è inutile che si tuoni genericamente chi fa uso di droga è complice della mafia, espressione tanto populista quanto quella di chi vorrebbe una liberalizzazione totale), forse bisognerebbe smettere di farne un problema etico e morale per salvare la faccia.

Probabilmente bisognerebbe spiegare, per cominciare, che


Il crack induce dipendenza psichica e può portare un aumento del numero delle assunzioni. Un consumo continuato e prolungato può portare all’alienazione dell’individuo con sintomi simili alla schizofrenia o a stati paranoici accompagnati da deliri e allucinazioni. La morte di solito può sopraggiungere per overdose, per colpo di calore e arresti respiratori e/o cardiaci.

Per cominciare.

Forse la redenzione catodica, forse tutto questo parlarne non è ulteriore, indiretta, pubblicità al consumo, secondo la stessa logica degli accusatori?
Forse bisognerebbe fare un programma di approfondimento su quali siano le cause della droga. Ma anche sul motivo per cui in Italia siano aumentati, per la prima volta e in controtendenza con l’Europa, i fumatori. Ma anche su quanti siano i morti per alcolismo. E su quali siano le cause sociali che determinano tutto questo.

Sarebbe un passo avanti. Eliminerebbe quantomeno la grande differenza fra l’apparenza e l’esperienza diretta. Renderebbe il mondo della televisione meno scollato da quello della realtà.

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