Ministro Sangiuliano, fischi tagliati al Taobuk Award. La Rai: “Non è una produzione interna”
La contestazione all’indirizzo del Ministro della Cultura Sangiuliano al Taobuk Award è stata cancellata con la messa in onda su Rai 1.
Ieri sera, mercoledì 3 luglio, in seconda serata su Rai 1, è andato in onda la quattordicesima edizione del Taobuk – Taormina International Book Festival, serata di gala condotta da Antonella Ferrara e Massimiliano Ossini.
Protagonista della serata (e protagonista anche di una nuova polemica), dopo la messa in onda dell’evento, è stato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
Il ministro, infatti, durante la cerimonia che si era tenuta lo scorso 22 giugno, era stato fischiato da parte del pubblico presente al Teatro Antico di Taormina. I fischi, però, si sono magicamente trasformati in applausi una volta che l’evento è andato in onda su Rai 1.
La differenza tra ciò che è successo e ciò che è andato in onda è stato documentato da alcuni video pubblicati su X sui profili de Il Grande Flagello e di Giuseppe Candela de Il Fatto Quotidiano.
Francesco Verducci del Partito Democratico e membro della commissione di Vigilanza sulla Rai, ha fortemente criticato l’accaduto, definendolo “vergognoso, degno della tv di Stato Kim Jong-Un”.
La Rai, però, attraverso un comunicato ufficiale, ha voluto far sapere che l’evento andato in onda ieri sera su Rai 1 non è una produzione interna:
In riferimento al presunto intervento sugli effetti sonori durante l’intervento del ministro della Cultura Sangiuliano nelle immagini andate in onda durante Taobuk – Taormina International Book Festival, in onda ieri sera su Rai 1, Rai precisa che il programma non è una produzione interna, ma è stato fornito dall’Associazione Taormina Book Festival, che lo ha realizzato, curandone ogni aspetto produttivo, senza alcun coinvolgimento di mezzi e personale Rai. L’azienda chiederà comunque spiegazioni per fare completa chiarezza su quanto accaduto.
Secondo Peppe De Cristofaro di Alleanza Verdi e Sinistra, anche lui componente della commissione di Vigilanza Rai, però, “la motivazione data dalla Rai non sta in piedi”, aggiungendo che la colpa è dell’azienda “che non ha controllato”.