Mike serie Rai, recensione: la curiosità fa rischiare tutto, ma regala un ritratto inedito
Un viaggio mosso più dalla curiosità che dalla celebrazione: la mini serie su Bongiorno fa scoprire al pubblico un “nuovo” Mike
La mini serie di Rai 1 e RaiPlay dedicata a Bongiorno non doveva chiamarsi Mike, ma Michael. Il distacco tra il personaggio tv e la persona che era e che è diventata è la chiave di scrittura di una storia che non facciamo fatica a dire che risulterà davvero nuova per molti. Una strada, quella intrapresa da questo progetto che vuole evidentemente celebrare Mike Bongiorno, a suo modo rivoluzionaria e capace di affondare il proprio sguardo oltre la superficie di chi, la tv italiana, non solo l’ha fatta, ma l’ha anche vista nascere.
Mike serie Rai, recensione
Del Mike che abbiamo conosciuto c’è davvero poco: il conduttore all’apice del successo con quel vero e proprio evento tv che era il Rischiatutto è solo il punto di partenza, non l’arrivo di una storia che vuole guardare altrove. Salvatore De Mola ha scritto la sceneggiatura del film-tv un po’ come se stesse scrivendo la risposta a una difficile domanda da quiz: “Chi era davvero Mike Bongiorno?”.
Se è vero che a colpire è il doloroso passato del giovane Michael Bongiorno, che ha rischiato la fucilazione per mano dei nazisti non una, ma due volte, è altrettanto vero che il motore di questa operazione televisiva più che necessaria nell’anno del 70esimo dalla nascita della tv italiana è un altro: la curiosità.
Mike fin da giovane è curioso, vuole sperimentare più strade possibili, forse perché sa che così potrà alimentare quella conoscenza che, una volta sedimentata, può diventare saggezza e capacità di prendere le giuste decisioni. Ecco che, allora, il percorso a cui assistiamo in questo film-tv è un’avventura verso l’auto-affermazione, la presa di coscienza di un giovane uomo diventato poi un’icona.
La celebrazione del personaggio c’è, come in tutte le fiction Rai che appartengono al genere. Ma nel caso di Mike si è preferito renderla laterale, non centrale. D’altra parte, Mike non ha bisogno di eventi ad hoc per essere celebrato: Mike Bongiorno è stato la tv nel suo midollo, e la tv ogni giorno, seppur a modo suo, lo celebra.
Se Mike ha fatto la Storia del piccolo schermo, la storia di Mike sul piccolo schermo non poteva ridursi a un cortocircuito celebrativo. La giusta misura, sia nella sceneggiatura che nella regia ed interpretazione (bravo Claudio Gioè e bravo Elia Nuzzolo, giovane attore quest’ultimo da tenere d’occhio), è quella stessa misura che Mike Bongiorno ha fatto propria per tutta la sua vita, trasformandolo da giovane uomo a pioniere della tv e, infine, a mito.