Mike Bongiorno critica la tv
Mike Bongiorno ha appena scritto un libro dal titolo La versione di Mike (ne abbiamo parlato qui) – con buona pace di Mordecai Richler – presentato fra le iniziative collaterali del Premio Bancarella, di cui il popolare conduttore è presidente.E Mike ha voluto togliersi un sassolino nei confronti di quella tv che gli ha dato
Mike Bongiorno ha appena scritto un libro dal titolo La versione di Mike (ne abbiamo parlato qui) – con buona pace di Mordecai Richler – presentato fra le iniziative collaterali del Premio Bancarella, di cui il popolare conduttore è presidente.
E Mike ha voluto togliersi un sassolino nei confronti di quella tv che gli ha dato tutto e a cui, va detto, ha dato tutto. Della tv di oggi dice:
Non mi piace troppe veline e troppi spogliarelli.
Testimonial, testimone e protagonista di una televisione che non c’è più, Mike si scaglia giustamente contro uno dei mali della post-televisione: i centimetri di pelle al vento, il continuo bombardamento a sfondo sessuale per imbonire il povero telespettatore maschio e solleticare i suoi appetiti (del resto, il maschio va trascinato verso la tele, il cui pubblico è principalmente femminile, no?).
Fa bene, Mike. Fa benissimo. Ma qui mi sento di aggiungere qualcosa: non sono certo che il vero male della tv sia questo. Anzi. Questo è un sintomo, non il virus. Il virus è più radicato, va ricercato più in profondità con un’analisi meno superficiale, si nasconde fra la lotta per un punto percentuale, le garanzie, gli inserzionisti e il disinteresse alla crescita qualitativa e allo sviluppo, si nasconde fra mille interessi, nei meandri della politica e nelle necessità di controlli sull’informazione. E si esterna, magari, anche con le veline. Che però, diciamolo una volta per tutte, non hanno colpe.