Mikaela Calcagno a Blogo: “Mediaset? Prima gavetta e calcio giocato. Liti con gli allenatori? Tutto risolto. Sogno Matrix e Sanremo”
A Tvblog.it parla la giornalista di Premium Sport: ecco le dichiarazioni sulla lunga carriera, sull’esperienza di cui è più orgogliosa, su una gaffe che ha commesso, sulle discussioni con i tecnici, sul fidanzato Paparesta.
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Inizia oggi su Tvblog un viaggio in 6 puntate alla scoperta delle telegiornaliste che si occupano di calcio. Quanti di voi si sono chiesti che tipo di gavetta c’è dietro il lavoro di ognuna di loro, quali sono i pregiudizi che devono affrontare in un ambiente prettamente maschilista, quali sono le gaffe più celebri che hanno commesso o i loro sogni nel cassetto, che rapporto hanno con i social network? E, poi, dulcis in fundo… ma sono single, fidanzate o sposate? Ecco tutte le curiosità soddisfatte… a iniziare dalla prima intervistata, Mikaela Calcagno.
Partiamo dalla gavetta. Quando è nata la passione per il giornalismo e quali esperienze significative hai fatto prima di approdare a Premium?
“Ho iniziato scrivendo a Il Secolo XIX e collaborando con una radio locale. La prima esperienza televisiva l’ho avuta sempre a Genova, a Telenord, prima con il programma sportivo della domenica e poi il martedì assieme ad Aldo Biscardi, per poi passare a lavorare tutta la settimana e occupandomi essenzialmente di calcio (seguivo sia il Genoa sia la Sampdoria). Poi mi sono trasferita a Roma e ho lavorato a Roma Uno Tv del circuito Sky, lì facevo un po’ di tutto (anche cronaca e politica), c’erano notiziari ogni ora, andavo in giro con la telecamerina, realizzavo i servizi o conducevo il telegiornale, quindi ho ottenuto quello sportivo e una trasmissione su Roma e Lazio”.
La famiglia ti ha incoraggiato a intraprendere questo mestiere o era scettica all’inizio?
“Nella mia famiglia il calcio si vive a pranzo e a cena. Quando ero piccola eravamo tifosi della Sampdoria, con mia madre e mio fratello andavo a vedere le partite mentre mio padre è stato presidente dell’Imperia per 7 anni. All’inizio, comunque, i miei genitori non erano molto contenti delle mie scelte. Quando lavoravo a Genova, a un’ora di distanza, nessun problema. Quando dissi di voler trasferirmi a Roma per provare nuove esperienze non erano d’accordo. Poi hanno visto che ero determinata, tenace, che avevo scelto la mia strada e, dopo qualche mese, mi hanno appoggiato”.
Quando sei approdata a Premium e come è nata la collaborazione? Hai inviato un curriculum o sei stata notata per i tuoi precedenti lavori?
“Sono stata notata a Roma e sono andata a Mediaset prima per una sostituzione estiva, poi per una sostituzione maternità e, quindi, piano piano ricominciando da capo. All’inizio facevo i servizi o il telegiornale, poi sono passata ai programmi di Premium dall’Europa League al campionato”.
Descrivi il tuo primo giorno di lavoro a Mediaset.
“Intanto ricordo la gioia di mio padre quando lo chiamai e gli dissi ‘vado a Mediaset’, lui era commosso, inizialmente non voleva che intraprendessi questo lavoro ma poi aveva capito che lo volevo fare e mi accompagnò con mia madre al primo colloquio a Cologno Monzese. Entrai una domenica, avevamo appena preso i diritti del calcio in chiaro, debuttai su Italia 1 al pomeriggio e poi con Studio Sport dopo la trasmissione di Sandro Piccinini Controcampo, fu un impatto molto forte”.
Meglio la conduzione del tg, del programma calcistico o il ruolo di inviata?
“Preferisco la conduzione del programma calcistico ma penso che tutto quello che ho fatto prima mi sia servito. Prima di ritrovarmi in studio ho visto il calcio da tutte le angolature, sono andata a bordocampo, tra i tifosi, sono stata inviata a Guida al campionato, alla fine vivo l’ultimo ruolo come il coronamento di un lungo percorso e lo sento più vicino a me”.
Il servizio o l’esperienza di cui sei più orgogliosa?
“Ho un ricordo forte legato al periodo in cui lavoravo a Roma. Mi occupavo di calcio ma ero in piazza quando arrivò la notizia della morte di Papa Giovanni Paolo II, che era particolarmente amato dalla gente. C’ero solo io assieme a un’amica-collega di Mediaset e la tv locale mi chiamò per coprire l’evento. L’emozione della piazza, il vedere tanti giovani in un clima surreale è qualcosa che mi rimarrà sempre nel cuore”.
Una gaffe clamorosa che hai fatto e che vuoi citare?
“Le gaffe fanno parte del mestiere. A Genova, in mezzo ai tifosi, è capitato che qualcuno mi prendesse simpaticamente in giro. In seguito sono stata a una festa-scudetto dell’Inter sulla torretta di Piazza del Duomo e ho sbagliato delle cifre. Inizialmente lo vivevo male perché cerco la perfezione e non ammetto lo sbaglio, poi ho capito che gli errori ti rendono più umani e vicini alla gente. Del resto chi non ha fatto una gaffe nella sua vita?”.
Nell’ultima stagione calcistica si è parlato di te anche per i momenti di “tensione” provocati da alcuni allenatori durante le interviste a Serie A Premium. Poi si è tutto ricomposto?
“Sì, con Mancini (vedi in alto il video), Mihajlovic e anche Allegri si è risolto tutto. Anche quello fa parte del mestiere. Premium, peraltro, per il primo anno aveva i diritti per le interviste a tecnici e giocatori prima di altre emittenti ed era inevitabile che chi arrivava ai microfoni subito dopo il fischio finale manifestasse diverse emozioni, compresa la rabbia. Poi tutto va a scemare. Non me la sono presa particolarmente. Ovviamente sarebbe meglio che certe situazioni non ci fossero ma l’importante è chiarirsi, palla al centro e si ricomincia da capo senza alcun rancore”.
Hai mai avvertito nel mondo del lavoro eventuali pregiudizi sul fatto che tu sia una donna… e anche bella?
“Quei pregiudizi ci sono dappertutto, non solo nell’ambito del giornalismo. C’è, comunque, la frase ricorrente banale ‘tu a calcio non hai mai giocato…’. Io la smentisco subito perché a calcio ci ho giocato… e pure bene. Come ho avuto delle critiche da colleghi uomini ho ricevuto anche apprezzamenti per il lavoro svolto. Nella vita ho imparato che non si può piacere a tutti, le persone dividono ed è giusto così. Le critiche ci stanno, fanno parte del gioco ma oggi il calcio, dal punto di vista giornalistico, è prettamente femminile. Ci sono molte donne competenti che sanno parlare di calcio”.
Qual è il tuo modello di riferimento nel tuo campo?
“Cerco di apprendere da quelli che possono insegnarmi qualcosa, da professionisti preparati che lavorano sia nella mia televisione sia in altre testate giornalistiche. Ognuno, poi, è diverso dall’altro e spicca per determinate caratteristiche”.
Il tuo compagno, l’ex arbitro Gianluca Paparesta che hai conosciuto proprio a Premium, ti dà consigli televisivi o non entra nel tuo “campo”?
“Guarda le mie trasmissioni, mi dice la sua, mi chiama per dirmi eventualmente cosa gli è piaciuto e cosa no, ma non è particolarmente invasivo per quel che riguarda il mio lavoro, non è intervenuto neanche nei botta-e-risposta con gli allenatori”.
Come reagisci ai complimenti e alle lusinghe sui social? E a chi si spinge un po’ oltre con gli apprezzamenti?
“I social li uso e non li uso, non sono una fanatica, li ho scoperti tardi, utilizzo Twitter, posto alcune foto su Instagram, rimando alle trasmissioni che condurrò o scrivo qualcosa sulla mia famiglia. Mi ritrovo a leggere commenti positivi, negativi, che non c’entrano nulla o fuoriluogo, talvolta cancello quelli offensivi o blocco determinati utenti ma non mi sono mai lanciata in polemiche o liti”.
Progetti per il futuro? Quale trasmissione ti piacerebbe condurre (o già esistente o da inventare)?
“Nell’ambito calcistico mi piace il telegiornale ma preferisco gli eventi con tutta l’adrenalina che si crea in quei casi. Parlando di tv non mi dispiacerebbe condurre Matrix o un Matrix della domenica, tutto dedicato al calcio e impostato in modo originale, ma anche trasmissioni come Porta a porta o, da buona ligure nata a Imperia, sogno da sempre il Festival di Sanremo…!”.