Hunziker: “Michelle Impossible? Il titolo fu idea di Fiorello. Zelig è stato la mia terapia del sorriso”
Michelle Hunziker si è raccontata nel podcast di Gianluca Gazzoli: “L’idea del titolo Michelle Impossibile fu di Fiorello. Zelig fu la mia terapia del sorriso. Ero intrappolata in una setta e a livello personale vivevo una tragedia”
“Il titolo Michelle Impossible? Me lo ha suggerito Fiorello”. Lo ha rivelato Michelle Hunziker, ospite a ‘Passa dal Bsmt’, il podcast di Gianluca Gazzoli. “Quel programma è stato veramente il sogno coronato di un percorso bellissimo e faticosissimo. Firmare un programma mio dopo 25 anni, mio dove posso fare le cose che mi piacciono, è la cosa più bella del mondo”.
Nel corso della lunga chiacchierata, la conduttrice ha ammesso di essere partita senza particolari talenti: “Io ho studiato tantissimo e continuo a studiare. Forse l’unico talento che mi riconosco è che davvero empatizzo con le persone e mi piace intrattenere. Ho la missione da sempre di fare gruppo, di far ridere. Provo piacere a far star bene gli altri”. Una qualità che le è tornata utile a Zelig: “Mi ha dato la possibilità di tirar fuori la deficiente che c’è in me. Ero la sorella scema di uomini che facevano gruppo. Era una situazione cameratesca. Quando le cose andarono molto bene, da Italia 1 passammo su Canale5, facevamo ascolti troppo elevati per Italia 1”.
La Hunziker ha anche svelato come quell’avventura abbia svolto un ruolo terapeutico: “Sono stata accolta subito bene, è stata la mia terapia del sorriso. Mentre facevo quel percorso ero intrappolata in una setta e stavo vivendo a livello personale una tragedia. Quando più ho fatto ridere era il momento in cui la sera andavo a casa e piangevo. Non finirò mai di ringraziare quel momento. C’erano 25 pirla che mi facevano ridere come una matta e io staccavo il cervello. Il lavoro è sempre stato salvifico in tutte le fasi della mia vita”.
Quindi ha parlato di sé e di come è riuscita a far convivere il lato sexy alle sue qualità professionali: “Ho cercato sempre la chiusa comica e l’autoironia. Mi veniva chiesto di mettermi la minigonna inguinale e di fare uno sketch dove mi spogliavano e rimanevo in costume. Dentro di me soffrivo, mi dicevo: ‘ma sempre lì dobbiamo andare a parare?’ Però il mio management mi spronava a prendermi per il culo. Da lì è nato un format”.