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Servizio Pubblico – Speciale «L’anno del Grillo»

Michele Santoro non è stato tenero con Beppe Grillo nel suo editoriale di giovedì 24 maggio. Ma dedica uno speciale del suo programma al fenomeno del Movimento.

pubblicato 26 Maggio 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 04:30

Nel suo editoriale di giovedì scorso, Michele Santoro non è stato leggero con Beppe Grillo: il giornalista, che pure non ha mani negato la propria simpatia per il comico-politico, non ha gradito il suo attaccare tutti, indifferentemente (in maniera qualunquista, dire).

«Caro Beppe, tu dici che noi conduttori, come i politici, siamo tutti morti. Ma, sui tempi lunghi, ti assicuro che anche i comici lo saranno, è normale. Non è normale, invece, che i giornali di Berlusconi e gli amici di Bisignani ti applaudano tanto quando tu attacchi tutta la TV indifferentemente, ma tu hai bisogno di dire che siamo tutti uguali. Ne hai bisogno perché devi tenere i tuoi ragazzi lontani dalle telecamere e devi anche consentire al tuo piccolo fratello e socio Casaleggio di controllare bene la situazione, perché: “Movimento” va bene, ma non troppo».

Ciò non impedisce al giornalista – questo dovrebbero fare i giornalisti – di dedicare (in onda su Cielo, canale 26 del DTT e canale 126 di SKY) uno speciale di Servizio Pubblico, dal titolo L’anno del Grillo.

Il presupposto di partenza è quello che molti (politici, giornalisti) hanno provato a negare: «Grillo ha fatto il botto».

Servizio Pubblico proverà, domani sera, a raccontare questo botto.

E a rispondere ad una serie di domande.

«È la fine della Terza Repubblica? I partiti, travolti dalla sfiducia dei cittadini, sono davvero morti? Dalla crisi dei mercati, e dell’Europa, alle tensioni che attraversano il nostro Paese, quali sono i tormentoni con cui Grillo è riuscito a imporsi? Tra comizi, storie di italiani in difficoltà, nuove e vecchie paure che si affacciano all’orizzonte europeo, con “L’anno del Grillo” si arriva fino in Islanda – il primo paese a essere “fallito”, a seguito della crisi del 2008, e il primo a essersi rimesso in piedi – grazie al racconto che ne fa il documentario, in anteprima esclusiva per l’Italia, Payback time in Iceland».

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